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Quasi morta
Blake Pierce


La ragazza alla pari #3
“Quando credi che la vita non possa andare meglio, Blake Pierce crea un altro capolavoro di thriller e mistero! Questo libro è pieno di colpi di scena e si conclude con una rivelazione sorprendente. Consiglio fortemente la presenza di questo volume nella biblioteca di chiunque apprezzi un thriller molto ben scritto”

–-Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Quasi Scomparsa)



QUASI MORTA è il terzo libro di una nuova serie di thriller psicologici dell’autore di Best Seller Blake Pierce, di USA Today, il cui primo romanzo Quasi Scomparsa (Libro Uno) (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto più di 1000 recensioni a cinque stelle.



Dopo le terribili ripercussioni del suo ultimo lavoro in Inghilterra, tutto quello che la 23enne Cassandra Vale vuole è la possibilità di raccogliere i cocci. Una signora divorziata dell’alta società italiana sembra essere la risposta. Ma lo è veramente?



Con una nuova famiglia ci sono nuovi bambini, nuove regole e nuove aspettative. Cassandra è determinata a far durare questo ultimo incarico – finché una scoperta orribile le fa superare il limite.



E quando avviene l’inimmaginabile, sarà troppo tardi per allontanarsi dal baratro? In chi, si chiede, si sta trasformando?



Un affascinante mistero colmo di personaggi complessi, strati e strati di segreti, drammatici colpi di scena e suspence da cardiopalma, QUASI MORTA ГЁ il terzo libro di una serie di thriller psicologico che vi terrГ  incollati alle pagine fino a notte fonda.



Il quarto libro della serie sarГ  presto disponibile.





Blake Pierce

QUASI MORTA




QUASI MORTA




(La ragazza alla pari—Libro Tre)




B L A K EВ В  P I E R C E




Traduzione di


Francesca Fontana



Blake Pierce

Blake Pierce è autore bestseller secondo USA Today della serie mistery RILEY PAIGE, che include sedici libri (e altri in arrivo). Blake Pierce è anche l’autore della serie mistery MACKENZIE WHITE, che comprende tredici libri (e altri in arrivo); della serie mistery AVERY BLACK, che comprende sei libri; della serie mistery KERI LOCKE, che comprende cinque libri; della serie mistery GLI INIZI DI RILEY PAIGE, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della serie mistery KATE WISE, che comprende sei libri (e altri in arrivo); del sorprendente mistery psicologico CHLOE FINE, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); dell’emozionante serie thriller psicologica JESSIE HUNT, che comprende cinque libri (e altri in arrivo); della serie thriller psicologica che vi farà stare con il fiato sospeso, AU PAIR, che comprende due libri (e altri in arrivo); e della serie mistery ZOE PRIME, che comprende due libri (e altri in arrivo).



Avido lettore e fan da sempre dei generi mistery e thriller, Blake adora sentire le vostre opinioni, quindi non esitate a visitare il sito www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com/) per scoprire di piГ№ su questo autore e mettervi in contatto con lui.








Copyright В© 2020 by Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. Ad eccezione di quanto concesso dal governo USA. Secondo la legge sul Copyright del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione puГІ essere riprodotta, distribuita o trasmessa in nessuna forma o mezzo, o archiviata in un database o un sistema di raccolta, senza permesso dell'autore. Questo libro ГЁ concesso in licenza per il solo uso personale. Questo ebook non puГІ essere rivenduto o regalato ad altre persone. Se vuoi condividere questo libro con altre persone, acquista una copia supplementare per ogni ricevente. Se stai leggendo questo libro senza averlo acquistato, o se non ГЁ stato acquistato per il tuo solo utilizzo, ti chiediamo di restituirlo e comprarne una copia personale. Grazie per rispettare il duro lavoro di quest'autore. Si tratta di un'opera di fantasia. Tutti i nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e avvenimenti sono frutto della fantasia dell'autore o usati in maniera romanzesca. Ogni riferimento a persone reali, vive o defunte, ГЁ del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright Mimadeo, usata tramite licenza da shutterstock.com (http://shutterstock.com/).



LIBRI DI BLAKE PIERCE

THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Volume#1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Volume #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Volume #3)



LA RAGAZZA ALLA PARI

QUASI SCOMPARSA (Libro #1)

QUASI PERDUTA (Libro #2)

QUASI MORTA (Libro #3)



THRILLER DI ZOE PRIME

IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1)

IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2)

IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3)



I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT

LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)

IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)

LA CASA PERFETTA (Libro #3)

IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)

LA BUGIA PERFETTA (Libro #5)

IL LOOK PERFETTO (Libro #6)



I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE

LA PORTA ACCANTO (Libro #1)

LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)

VICOLO CIECO (Libro #3)

UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)

RITORNA A CASA (Libro #5)



I GIALLI DI KATE WISE

SE LEI SAPESSE (Libro #1)

SE LEI VEDESSE (Libro #2)

SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)

SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)

SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)

SE LEI TEMESSE (Libro #6)



GLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)

IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)

ADESCAMENTO (Libro #3)

CATTURA (Libro #4)

PERSECUZIONE (Libro #5)



I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)

MORTE SUI BINARI (Libro #12)

MARITI NEL MIRINO (Libro #13)

IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)

IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)

OMICIDI CASUALI (Libro #16)

IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17)



UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE

UNA LEZIONE TORMENTATA



I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)

PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)

PRIMA CHE ANELI (Libro #10)

PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)

PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)

PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)



I MISTERI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)

UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6)



I MISTERI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)




CAPITOLO UNO


Cassandra Vale si affrettò lungo la strada asfaltata. La pioggia gelida le pungeva il viso, e lei sbattè le palpebre per togliersela dagli occhi. Si stava facendo tardi, era già buio, e la ragazza temette di essersi persa. Questa parte di Milano non appariva proprio come se l’era immaginata. Era finita in una delle piazze principali, ricca di negozi. I clienti affollavano i marciapiedi, avvolti in scuri cappotti alla moda e con le mani piene di sacchetti contenenti i loro acquisti.

Cassie diede un’occhiata ai negozi mentre si dirigeva verso l’incrocio, chiedendosi se potesse chiedere indicazioni in uno di essi. Gli interni chiaramente illuminati erano confortevoli oasi di calore, ma con la sua giacca malandata e le scarpe inzuppate d’acqua, dubitava che l’avrebbero anche solo fatta entrare. Quei nomi rappresentavano l’elite dell’industria della moda. Emilio Pucci, Dolce & Gabbana, Moschino. Gli stessi indumenti sembravano di un livello irraggiungibile, proprio come i loro cartellini col prezzo.

Si sarebbe dovuta affidare alla sua mappa, che si stava rapidamente disintegrando sotto la pioggia. Cassie si fermò all’incrocio per aprirla, rendendosi conto di come le sue labbra e le sue guance fossero intorpidite. La carta umida si strappò mentre la apriva e Cassie avvicinò i due lembi, cercando di dare un senso a quel complesso disegno di strade, descritte con nomi poco familiari, e al momento purtroppo anche quasi illeggibili.

Si era allontanata troppo. Avrebbe dovuto svoltare quattro isolati prima. Disorientata da quel luogo strano, non si era fermata a controllare dove si trovasse. Le tremavano le mani, mentre girava la cartina, cercando di capire come dirigersi verso la sua destinazione. Girare a sinistra qui, dopo tre isolati – no, cinque – e poi di nuovo a sinistra, dentro quell’intricato labirinto di strade. Era lì che doveva andare.

Cassie ripiegò i pezzi insieme e li rimise in tasca, sapendo bene che la mappa non sarebbe sopravvissuta ad un altro utilizzo. Ora doveva concentrarsi, e sopprimere l’ansia di essere in ritardo, poiché temeva che il luogo che cercava fosse chiuso al suo arrivo, o, peggio ancora, che il suo viaggio si concludesse in un disastro senza speranza.

Questa era l’unica possibilità che le restava di trovare sua sorella, Jacqui. Era l’unica traccia che aveva.

Cercando di tenere a mente l’immagine della cartina, Cassie percorse le vie quasi correndo, notando che più si lasciava la Milano alla moda alle spalle, più i marciapiedi diventavano stretti e le vetrine dei negozi meno imponenti. Qui erano esposti articoli più economici, i prezzi in Euro diminuivano ad ogni incrocio e vi erano cartelli dei saldi di gennaio esposti nelle vetrine trasandate.

Cassie vide il suo riflesso in uno dei vetri scuri. Aveva la pelle pallida per l’inverno, e le guance rosse per il freddo. Si era messa un cappellino di lana verde chiaro, sopra i capelli rossi, che le arrivavano alle spalle, non solo per tenere la testa al caldo, ma anche per cercare di controllare le onde ribelli. Stretta nel suo vecchio cappotto blu con la cerniera rotta, appariva decisamente fuori luogo in questa elegante capitale della moda. Si sentiva un’estranea tra la gente del luogo, perfettamente vestita, con i capelli deliziosamente acconciati, gli stivali costosi, e un senso della moda innato.

Quando lei e Jacqui erano piccole, venivano spesso obbligate ad indossare abiti usati, rotti e della taglia sbagliata, per andare a scuola, con il loro padre vedovo che insisteva con rabbia sul fatto che non vi erano soldi per comprar loro niente di meglio. Cassie aveva accettato la cosa molto meglio di Jacqui, che odiava apparire povera e trasandata.

Aveva decisamente senso il fatto che sua sorella fosse stata attratta dalla capitale mondiale della moda, dove qualunque capo di abbigliamento era fatto con stile, bellissimo e nuovo.

Fermandosi per riprendere fiato, Cassie vide il nome della via di fronte a lei, e le sembrГІ familiare.

Questa era la strada che stava cercando. Ora tutto quello che doveva fare era trovare il negozio.

Si chiamava Cartoleria, ma lei non sapeva se fosse il vero nome, o solo il tipo di negozio.

C’era  stato un problema con la lingua quando aveva parlato con la commessa al telefono. Cassie era riuscita ad ottenere il nome della via dalla donna, che stava diventando sempre più impaziente, anche se sembrava che le uniche parole in inglese che conosceva fossero “Stiamo chiudendo”, che la signora aveva ripetuto numerose volte, prima di concludere con un seccatissimo “Addio”, e sbattere giù il telefono.

Cassie aveva deciso che l’unico modo per scoprirlo sarebbe stato visitare personalmente il negozio.

Le era servita una settimana per organizzarsi, e arrivare da Edimburgo, dove si trovava, a Milano. Aveva pianificato di arrivare molto prima, ma era rimasta bloccata nel traffico mentre entrava in cittГ , e si era persa piГ№ volte prima di riuscire a trovare un parcheggio economico. Il GPS aveva funzionato male, e la batteria del suo telefono era quasi scarica. Per fortuna, in precedenza, aveva pensato di stampare la mappa. A che ora chiudono qui la maggior parte dei negozi? Alle sei? PiГ№ tardi?

Il suo livello di ansia aumentГІ quando Cassie vide che il negozio di fronte a lei stava giГ  chiudendo per la giornata; il commesso stava girando il cartello sulla porta e spegnendo le luci.

“Mi scusi. Cartoleria. Sa da che parte si trova?” gli chiese, cosciente che ogni secondo era importante.

Lui aggrottГІ la fronte, poi indicГІ lungo la strada e disse qualcosa in italiano che lei non comprese. Almeno le aveva indicato la direzione giusta, visto che lei stava correndo dalla parte opposta.

“Grazie”, rispose.

“Signorina!” la chiamò lui, ma Cassie non poteva fermarsi per alcun motivo.

Era senza fiato per l’emozione. C’era una piccola possibilità che Jacqui lavorasse davvero in quel negozio. Cassie si immaginò di entrare e trovarsi faccia a faccia con sua sorella. Si chiese cosa avrebbe fatto Jacqui. Sapeva benissimo che lei stessa avrebbe urlato per la gioia e l’avrebbe abbracciata più stretta che poteva. Poi ci sarebbe stato modo di parlare, di scoprire cosa fosse successo e perché Jacqui era scomparsa per così tanto tempo senza mai mettersi in contatto.

Anche se non era molto probabile, Cassie non riuscì a fare a meno di sognare.

Eccolo, poco più avanti. Vide il cartello, Cartoleria, e si mise a correre. Devono essere ancora aperti – devono. Era la sua occasione, la sua possibilità di riconnettersi con l’unico membro della famiglia di cui ancora le importasse.

Cassie sguazzГІ sul marciapiede inzuppato di pioggia, zigzagando tra i pedoni lenti che si riparavano sotto gli ingombranti ombrelli.

Poi si fermГІ, fissando incredula il negozio.

La Cartoleria era chiusa.

Non per quel giorno, ma per sempre.

La vetrina era serrata con assi di legno, ma da uno strappo nella copertura che si stava spelando, Cassie riuscì a vedere l’oscurità all’interno. Il cartello sopra la porta, ammaccato e sbiadito, era l’unico segno che il negozio fosse aperto.

Fissando il desolante spazio vuoto, Cassie si rese conto di aver mal interpretato l’impaziente commessa, quando aveva telefonato la settimana prima. La donna stava cercando di dirle che il negozio stava chiudendo per sempre. Se l’avesse capito subito, Cassie avrebbe potuto richiamarla immediatamente, chiedere più informazioni, ed essere più persuasiva.

Invece aveva guidato per centinaia di chilometri, solo per trovarsi davanti al capolinea piГ№ definitivo.

La sua traccia era scomparsa, insieme ai suoi sogni e alle sue speranze. Aveva perso l’unica possibilità di ritrovare sua sorella.




CAPITOLO DUE


Fissando il negozio vuoto, Cassie si sentì distruggere dalla delusione. Sapeva di doversene andare, allontanarsi nella sera oscura e umida e cominciare il lungo viaggio verso la sua automobile, ma non riusciva a costringersi a farlo.

Era come se andarsene ora volesse dire arrendersi per sempre, e quando la pensava in quel modo, i suoi piedi sembravano come radicati nel terreno. Non riusciva a scuotere quella sensazione di certezza che ci fosse ancora qualcosa che, in qualche modo, potesse portarla a Jacqui.

Guardandosi intorno, vide che uno dei negozi lì vicino era ancora aperto. Sembrava essere un bar e ristorante. Forse qualcuno lì dentro sapeva chi fosse il proprietario della Cartoleria, e dove fosse andato.

Cassie entrò nel ristorante, sollevata per il fatto di poter godere del riparo dalla pioggia torrenziale. All’interno vi era un delizioso odore di pane e caffè, e lei si ricordò che quel giorno non aveva mangiato niente. Una gigantesca macchina del caffè cromata si ergeva al posto d’onore sul bancone di legno.

Vi era spazio solo per quattro tavoli all’interno, ed erano tutti occupati. C’era un posto vuoto al bancone però, perciò Cassie si sedette lì.

Il cameriere dall’aspetto tormentato le corse incontro.

“Cosa prendi?” le chiese.

Cassie intuì che volesse prendere un’ordinazione.

“Mi spiace, non parlo italiano”, si scusò, sperando che la capisse. “Sa chi era il proprietario del negozio qui accanto?”

Il giovane alzГІ le spalle, apparendo confuso.

“Posso portare cibo?” chiese, in un inglese stentato.

Capendo che la barriera linguistica aveva messo fine alle sue domande, Cassie diede una veloce occhiata al menГ№ scritto sulla lavagnetta appesa al muro dietro al bancone.

“Del caffè, per piacere. E un panino”.

SfilГІ alcune banconote dal mazzo che teneva nel portafogli, e notГІ che i suoi soldi si stavano esaurendo velocemente. I prezzi a Milano erano anche piГ№ alti di quanto si fosse aspettata, ma si stava facendo tardi, e stava morendo di fame.

“Sei americana?” le chiese l’uomo seduto accanto a lei.

Impressionata, Cassie annuì.

“Sì, esatto”.

“Mi chiamo Vadim”, si presentò lui.

Non sembrava italiano, ma l’orecchio di Cassie per gli accenti non era neanche lontanamente paragonabile a quello del ragazzo. Ritenne che potesse venire da qualche parte dell’Europa dell’est, o forse persino dalla Russia.

“Sono Cassie Vale”, rispose.

Il ragazzo sembrava avere qualche anno più di lei, quindi doveva avere quasi trent’anni, indossava una giacca di pelle e un paio di jeans. Aveva di fronte un bicchiere di vino rosso bevuto a metà.

“Sei qui in vacanza? O per lavoro, studio?” le chiese.

“A dire il vero, sono venuta qui per cercare una persona”.

La confessione fu dolorosa, ora che Cassie temeva che non l’avrebbe mai trovata.

Le spesse sopracciglia di lui si unirono in una smorfia.

“Cosa intendi con cercare? Devi trovare qualcuno in particolare?”

“Sì, mia sorella”.

“Lo fai sembrare come se l’avessi perduta”, le disse.

“Lo è. Ho seguito un indizio che speravo mi avrebbe aiutato a trovarla. Un po’ di tempo fa, ha chiamato una mia amica negli USA, e abbiamo rintracciato il numero”.

“Perciò hai identificato il numero e sei venuta qui? Questo è proprio un lavoro da detective”, disse Vadim con ammirazione, mentre il cameriere le posava il caffè davanti, sul bancone.

“No, sono stata troppo lenta. Sai, ha chiamato due volte, cercandomi. Il primo numero non ha funzionato per niente. Mi sono resa conto solo la settimana scorsa che la seconda telefonata poteva essere stata fatta da un altro numero”.

Vadim annuì comprensivamente.

“E ora è troppo tardi, Cartoleria è chiuso”, gli disse Cassie.

“Il negozio qui accanto?”

“Sì, mi aveva chiamato da lì. Sto cercando di scoprire chi fosse il proprietario”.

Lui aggrottГІ la fronte.

“So che Cartoleria fa parte di una catena di negozi. Ce ne sono altri in giro per Milano. Si tratta di un internet café e vende anche – penne, matite, quelle cose lì”.

“Cancelleria”, suggerì Cassie.

“Sì, esatto. Forse se riesci a trovare un altro negozio, potrebbero aiutarti a trovare il responsabile di questo”.

Il cameriere tornГІ indietro e le posГІ di fronte un piatto. Cassie iniziГІ a mangiare affamata.

“Hai viaggiato fin qui tutta sola?” chiese Vadim.

“Sì, sono venuta qui da sola, sperando di trovare Jacqui”.

“Perché sei tu a cercarla e non è anche lei a cercare te?”

“Abbiamo avuto un’infanzia difficile”, rispose lei. “Mia madre è morta quando eravamo piccole e mio padre non ha sopportato la sua mancanza. Da quel momento è sempre stato molto arrabbiato ed era intenzionato a distruggere la vita di chiunque gli stava intorno”.

Vadim annuì con comprensione.

“Jacqui era più grande di me, e un giorno se ne è semplicemente andata. Credo che non riuscisse più a sopportarlo. La sua rabbia, le urla, i bicchieri infranti sul pavimento quasi tutte le mattine. Aveva numerose fidanzate, e la casa era sempre piena di estranei”.

A Cassie tornò alla mente uno spaventoso ricordo di se stessa, nascosta sotto il letto a tarda sera, mentre ascoltava i pesanti passi provenire dalle scale e il rumore di qualcuno che armeggiava con la sua porta. Jacqui l’aveva salvata. Aveva urlato talmente forte che i vicini erano arrivati di corsa, e l’uomo era furtivamente sceso nuovamente per le scale. Cassie ricordava bene il terrore che aveva provato quando aveva sentito l’uomo far sbattere la sua porta. Jacqui era stata la sua protettrice, finché non era fuggita.

“Dopo che lei se ne fu andata, mi sono trasferita, e poi mio padre è stato sfrattato e ha dovuto trovare un nuovo posto per vivere. Ha cambiato numero di telefono. Non c’era modo per lei di mettersi nuovamente in contatto con noi. Ora credo che stia cercando di farlo. Ma è spaventata, e non so perché. Forse crede che mi arrabbierò, dato che è scappata”.

Vadim scosse la testa.

“Perciò sei tutta sola al mondo?”

Cassie annuì, sentendosi nuovamente invasa dalla tristezza.

“Posso offrirti un bicchiere di vino?”

Cassie scosse la testa.

“Grazie mille, ma devo guidare”.

La sua automobile si trovava a quarantacinque minuti a piedi. E da lì, non aveva idea di dove andare. Non aveva pianificato nulla per la notte. Aveva sperato di arrivare presto, e che il negozio le avrebbe fornito un indizio sulla posizione di Jacqui, così che potesse fare il passo successivo nella sua ricerca. Ora era buio, e lei non aveva idea di dove trovare un albergo economico. Si rese conto che sarebbe potuta finire a dormire nella propria auto, nel garage di cemento.

“Hai un posto dove stare per la notte?” chiese Vadim, come se le stesse leggendo nel pensiero.

Cassie scosse la testa.

“Devo ancora pensarci”.

“C’è un alloggio per viaggiatori qui vicino. Una pensione, come la chiamano qui in Italia. Potrebbe esserti utile. Ci passo davanti sulla via verso casa; posso farti vedere dove si trova”.

Cassie fece un sorriso forzato, preoccupata per il prezzo e anche per il fatto che tutti i suoi bagagli erano ancora nella sua vettura. Ciononostante, un posto per dormire lì vicino sembrava molto più allettante della lunga camminata per tornare al parcheggio. C’era anche una possibilità che Jacqui avesse pernottato nello stesso posto, e in quel caso, Cassie avrebbe almeno dovuto controllare.

ScolГІ il caffГЁ e mangiГІ le ultime briciole del suo panino, mentre Vadim finiva il suo vino e mandava alcuni messaggi col telefonino.

“Vieni con me. Da questa parte”.

Fuori stava ancora piovendo, ma il ragazzo aprì un grosso ombrello e Cassie gli camminò accanto, grata per il riparo. Chiaramente di fretta, Vadim camminò spedito, così che Cassie dovette affrettarsi per rimanere al passo con lui. Cassie era felice che non stessero perdendo tempo, ma al contempo si chiese se questa pensione non fosse fuori strada e lui non stesse allungando il proprio percorso per darle una mano.

Diede un’occhiata ai palazzi che li circondavano, cercando di farsi un’idea di dove fossero. Nomi di ristoranti, negozi, e attività commerciali brillavano e lampeggiavano nella pioggerella nebbiosa; la lingua poco familiare fece sentire Cassie come se i suoi sensi fossero sovraccarichi.

Attraversarono una strada e lei si rese conto che il traffico si era diradato. Anche se era un po’ che non controllava l’orologio, suppose che fossero passate da un pezzo le sette. Si sentì esausta, e si domandò quanto potesse essere lontano quella pensione, e che cosa avrebbe fatto se non avessero avuto letti disponibili.

Il cartello alla loro destra era quello di un supermercato, ne era certa. Sulla sinistra, era forse un luogo di intrattenimento di qualche tipo. L’insegna era fatta col neon. Non era il quartiere a luci rosse – sempre che ci fosse una cosa simile a Milano – ma non ci andava neanche molto lontano.

Improvvisamente Cassie si rese conto che erano andati troppo distante, troppo velocemente, e sempre in silenzio.

Dovevano aver camminato per piГ№ di un chilometro, una distanza maggiore di quella che chiunque avrebbe considerato vicina.

Fu allora che iniziГІ a ricordare.

Dopo il primo incrocio, aveva guardato a sinistra. Distratta e con la pioggia negli occhi non aveva memorizzato il cartello che aveva visto – non si trattava di un’enorme insegna luminosa, ma un piccolo cartello nero con una scritta bianca.

“Pensione”.

Quella era la parola che aveva usato Vadim. Era il termine italiano per chiamare un ostello per viaggiatori, o in ogni caso, qualcosa di molto simile.

“Perché stai rallentando?” chiese lui, e in quel momento il suo tono divenne tagliente.

Di fronte a lei, Cassie vide il lampo di luci di sosta. C’era un furgoncino bianco parcheggiato dall’altro lato della strada. Sembrava che Vadim si stesse dirigendo proprio lì.

Lui allungГІ la mano, e in un secondo di puro terrore, Cassie si rese conto che aveva percepito la sua esitazione e stava per afferrarle il braccio.




CAPITOLO TRE


Cassie capì troppo tardi di essere stata stupida, chiacchierona e di essersi fidata decisamente troppo. Nel suo bisogno di compagnia, aveva rivelato a questo sconosciuto di essere completamente sola al mondo e che nessuno aveva idea di dove si trovasse.

Le vennero alla mente scenari di rapimenti, traffico di persone, e abusi. Doveva scappare.

Mentre la mano di Vadim le si stringeva intorno al polso, Cassie tirò indietro il braccio, e lui riuscì ad afferrarle solo la manica della giacca.

Fragile e rovinato, il tessuto si ruppe, lasciando nella sua presa solo un lembo di poliestere. Cassie era libera.

Si girГІ e iniziГІ a correre a perdifiato nella direzione da cui erano arrivati.

Con la testa inclinata in direzione opposta alla pioggia, attraversò la strada di corsa mentre stava scattando il semaforo. Urla e insulti alle sue spalle le rivelarono che il grosso ombrello di Vadim si stava per lui rivelando più un ostacolo che un aiuto. Cassie svoltò rapidamente a sinistra proprio mentre un autobus le passava alle spalle, pregando che lui non avesse visto dove era andata, ma un altro urlo dietro di lei le fece sapere che non era così, e che lui la stava ancora inseguendo.

SvoltГІ a destra, in una strada affollata, e mentre passava attraverso i pedoni in movimento, si tolse la giacca e il berretto, per evitare che i loro colori aiutassero il ragazzo a trovarla. Si arrotolГІ i vestiti sotto il braccio, e una volta raggiunto un altro incrocio, si guardГІ alle spalle mentre girava nuovamente a sinistra.

Sembrava che nessuno la stesse seguendo, ma lui avrebbe ancora potuto raggiungerla – o, peggio ancora, prevedere dove lei si stesse dirigendo e aspettarla direttamente lì.

Davanti a lei, come un faro di speranza e sicurezza, vide l’insegna “Pensione” che aveva notato in precedenza. Non vide Vadim da nessuna parte.

Cassie corse verso l’ostello, pregando di poter riuscire ad entrare in tempo, per essere al sicuro.


*

La musica a tutto volume proveniente dall’edificio si sentiva dalla strada, dove si trovava un fragile cancello di sicurezza dipinto di bianco, socchiuso.

Dopo averlo aperto, Cassie salì una stretta scalinata di legno. Fu accolta da voci, risa e fumo di sigaretta.

Si diede un’occhiata alle spalle, ma non c’era nessuno.

Forse il ragazzo si era arreso. Ora che era riuscita a fuggire, Cassie si domandГІ se non avesse esagerato. Il furgone parcheggiato poteva essere stato solo una coincidenza. Vadim magari voleva solo portarla a casa sua.

In ogni caso, non era ciГІ che le aveva promesso, e aveva cercato di afferrarla non appena lei aveva esitato. Cassie fu invasa da puro terrore quando si ricordГІ come fosse riuscita a malapena a scappare.

Era stata una vera stupida a blaterare che era da sola, che nessuno aveva idea di dove si trovasse, che si era imbarcata nella ricerca senza speranza di una persona che avrebbe potuto non trovare mai. Respirando profondamente, Cassie si rimproverò per la sua incredibile stupidità. Era stato per lei un enorme sollievo poter raccontare la storia di Jacqui a uno sconosciuto che non l’avrebbe giudicata. Non si era resa conto di cos’altro stava rivelando.

Il cancello di sicurezza in cima alle scale era chiuso. Portava in un piccolo ingresso, vuoto, ma vi era un pulsante sul muro con un cartello attaccato sotto di esso.

Le parole erano scritte in lingue diverse, con l’inglese in cima.

“Suonare per essere serviti”.

Cassie premette il pulsante, sperando che qualcuno sentisse, visto che lassГ№ la musica era assordante.

Per favore, rispondete, pregГІ.

Poi la porta dall’altra parte dell’atrio si aprì, ed entrò una ragazza bionda di età simile alla sua. Sembrò sorpresa nel vedere Cassie in piedi lì fuori.

“Buona sera”, la salutò.

“Parli inglese?” chiese Cassie, pregando che la donna parlasse la sua lingua e capisse che aveva bisogno di entrare al più presto.

Con suo sollievo, la ragazza passò ad un inglese dall’accento tedesco.

“Come posso aiutarti?”

“Ho urgente bisogno di un posto dove stare. Avete una stanza libera?”

La bionda riflettГ© per un momento.

“Non abbiamo camere”, disse, scuotendo la testa, e Cassie fu invasa dal disappunto. Si guardò alle spalle, preoccupata di aver sentito un tonfo sulle scale, ma doveva essere la musica che proveniva da qualche parte all’interno dell’atrio.

“Per favore, posso almeno entrare?” chiese.

“Certo. Stai bene?”

La donna premette un pulsante che fece scattare la serratura. Cassie sentì il freddo metallo vibrarle tra le mani, mentre la serratura scattava, e chiuse il cancello saldamente alle sue spalle, con un fragore metallico.

Finalmente era al sicuro.

“Ho avuto una brutta esperienza. Un uomo mi ha detto che mi avrebbe accompagnato qui, ma poi siamo finiti con l’andare in una direzione completamente diversa. Mi ha afferrato il braccio quando mi sono resa conto che c’era qualcosa che non andava, ma sono riuscita a liberarmi”.

La donna sollevГІ le sopracciglia, sembrando sconvolta.

“Sono felice che tu sia riuscita a fuggire. Questa parte di Milano può essere pericolosa di notte. Per favore, entra nell’ufficio. Credo di aver frainteso la tua domanda. Non abbiamo stanze libere; tutte le camere singole sono prenotate. Ma ho un letto disponibile nel dormitorio condiviso, se ti va”.

“Grazie, mille. Sì”.

Debole per il sollievo di non dover tornare nuovamente nelle strade buie, Cassie seguì la donna attraverso l’ingresso e in un minuscolo ufficio con un cartello sulla porta: “Direttore dell’ostello”.

Lì, Cassie pagò la stanza. Si rese conto nuovamente di quanto i prezzi fossero scomodamente alti. Milano era una città costosa e non sembrava possibile viverci senza spendere troppo.

“Hai del bagaglio?” le chiese la ragazza.

Cassie scosse la testa. “È in macchina, a chilometri da qui”.

Con sua sorpresa, l’altra ragazza annuì, come se fosse una risposta che riceveva abitualmente.

“Visto che sei in un dormitorio condiviso, ti servirà un pacchetto di articoli da bagno”.

Lo spazzolino, il dentifricio, il sapone e una maglietta di cotone per dormire sembrarono un salvavita per Cassie, che dovette consegnare altri Euro in cambio.

“La tua stanza è in fondo al corridoio. Il tuo letto è il più vicino alla porta e hai una cassetta di sicurezza”.

“Grazie”.

“Il bar è da quella parte. Possiamo offrire ai nostri clienti la birra più economica di Milano”. La ragazza sorrise mentre posava la chiave della cassaforte sul bancone.

“Mi chiamo Gretchen”, aggiunse.

“Io sono Cassie”.

Ricordandosi del motivo per cui si trovava lì, Cassie chiese “Avete un telefono? Internet?”

Trattenne il fiato mentre Gretchen considerava la domanda.

“Gli ospiti possono usare il telefono dell’ufficio solo in caso di emergenza”, disse. “Ci sono molti posti nelle vicinanze dove è possibile fare telefonate e usare un computer. Sono elencati in bacheca vicino alla libreria, e troverai anche una mappa”.

“Grazie”.

Cassie si guardГІ alle spalle. Aveva notato la bacheca entrando, sulla mensola piГ№ in alto. Era una grossa lavagna, ricoperta da pezzi di carta.

“Mettiamo anche annunci di lavoro in bacheca”, spiegò Gretchen. “Facciamo ricerche giornaliere su tutti i siti e stampiamo gli annunci. Alcuni ci contattano direttamente se hanno bisogno di qualcuno part-time, come per esempio per fare il cameriere, riempire gli scaffali, o pulire. Quei lavori solitamente vengono pagati in contanti, giornalmente”.

Sorrise a Cassie con affetto, come se sapesse bene cosa volesse dire essere in un Paese straniero con pochi soldi.

“La maggior parte dei nostri ospiti riesce a trovare lavoro, se vuole, perciò se te ne serve uno, fammi sapere”, aggiunse.

“Grazie ancora”, rispose Cassie.

Si diresse subito verso la bacheca.

C’era un elenco di cinque posti nei dintorni dove si potevano usare telefono e internet, e Cassie trattenne il respiro quando vide che vi era il nome della Cartoleria, ma che recentemente era stato coperto da una croce con un appunto, “Chiuso”.

Quello era un buon segno, perciò Cassie decise di chiedere a Gretchen se poteva controllare l’elenco degli ospiti. Si diresse nel salottino, vedendo che la ragazza aveva appena aperto una birra e si stava sedendo sul divano tra un gruppo di persone che ridevano.

“Ecco un altro ospite”.

Un giovane snello con un accento inglese, che sembrava anche più giovane di Cassie, si alzò di scatto e aprì il frigorifero.

“Sono Tim. Cosa posso servirti?”

Notando l’esitazione della ragazza, disse, “Abbiamo un prezzo speciale per l’Heineken”.

“Grazie”, rispose Cassie.

PagГІ, e lui le passГІ una bottiglia ghiacciata. Due ragazze dai capelli scuri, che parevano essere gemelle, si alzarono da uno dei divani vicini per farle spazio.

“A dire il vero, sono venuta qui perché speravo di trovare mia sorella”, disse, sentendosi nervosa mentre parlava.

“Mi chiedo se qualcuno di voi possa averla conosciuta, o se è stata qui per caso. Ha i capelli biondi – o per lo meno era bionda quando l’ho vista l’ultima volta. Il suo nome è Jacqui Vale”.

“Siete lontane da tanto?” chiese con affetto una delle ragazze more.

Quando Cassie annuì, aggiunse, “È molto triste. Spero tu riesca a trovarla”.

Cassie bevve un sorso di birra. Era gelida e ricca di malto.

Gretchen stava scorrendo il telefono.

“Non abbiamo avuto nessuna Jacqui qui a dicembre. O a novembre”, disse, e Cassie sentì il cuore sprofondare.

“Aspetta”, disse Tim. “Ho in mente qualcuno”.

Chiuse gli occhi, come per ricordare qualcosa, e Cassie lo fissГІ con ansia.

“Non vengono molti americani qui, perciò mi ricordo l’accento. Non ha prenotato una stanza, è venuta con un’amica che stava qui. Ha bevuto qualcosa e poi se n’è andata. Non era bionda; aveva i capelli castani, ma era molto carina, e ti assomigliava un po’. Forse qualche anno più grande”.

Cassie annuì incoraggiandolo. “Jacqui è più grande di me”.

“L’amica la chiamava Jax. Abbiamo incominciato a parlare quando l’ho servita, e mi ha detto che stava in un paesino. Credo fosse a un’ora o due da qui. Ora, ovviamente, non mi ricordo il nome del paese però”.

Cassie si sentì mancare il respiro, al pensiero che sua sorella fosse effettivamente stata lì. A trovare un’amica, proseguendo con la sua vita. Non sembrava che fosse sul lastrico, disperata, o tossicodipendente, né in una relazione violenta, e nemmeno in alcuno dei terribili scenari che Cassie aveva temuto ogni volta che aveva pensato a Jacqui, e si chiese perché non si fosse mai messa in contatto con lei.

Forse la famiglia non era stata così importante per lei e non sentiva il bisogno di ricontattarla. Anche se erano molto affiatate, erano state le avversità a renderle unite, dover sopravvivere agli scoppi di rabbia del padre e all’instabile vita familiare. Jacqui avrebbe potuto volersi lasciare quei ricordi alle spalle.

“Non sapevo che avessi una così buona memoria in merito ai volti, Tim”, lo prese in giro Gretchen. “O funziona solo con le belle ragazze?”

Tim sorrise, sembrando imbarazzato. “Ehi, era stupenda. Stavo pensando di chiederle di uscire, ma poi ho scoperto che non viveva a Milano, e ho pensato che probabilmente non sarebbe stata comunque interessata”.

Ci fu un coro di protesta dalle altre ragazze.

“Che sciocco! Avresti dovuto chiederglielo”, insistette la ragazza seduta accanto a Cassie.

“Non ho ricevuto le giuste vibrazioni, e credo che avrebbe detto di no. In ogni caso, Cassie, se mi dai il tuo numero, farò del mio meglio per ricordarmi il nome del paese. Se mi torna in mente ti scrivo”.

“Grazie”, disse Cassie.

La ragazza diede il suo numero a Tim e finì la birra. Sembrava che fossero tutti pronti per un altro giro e avrebbero proseguito fino a dopo mezzanotte, ma lei era esausta.

Si alzГІ e salutГІ tutti prima di andare a fare una doccia calda e sdraiarsi a letto.

Fu solo quando tirò su le coperte che si ricordò, con uno shock, che i suoi medicinali per l’ansia erano ancora nella sua valigia.

Aveva già subito in passato le conseguenze per il fatto di aver saltato una pillola. Faceva fatica a dormire se non era a pari con le pastiglie, ed era propensa ad avere incubi molto realistici. Talvolta, era diventata sonnambula, e Cassie si sentì nervosa all’idea che potesse succederle in un dormitorio condiviso.

Poteva solo sperare che la birra, assieme al fatto di essere esausta, avrebbero tenuto lontano i brutti sogni.




CAPITOLO QUATTRO


“Svelta. Alzati. Dobbiamo andare”.

Qualcuno stava colpendo la spalla di Cassie, ma lei era stanca – talmente stanca da riuscire a malapena ad aprire gli occhi. Combattendo la sua spossatezza, riuscì a svegliarsi.

Jacqui era accanto al suo letto; i luminosi capelli castani mettevano in risalto una nera giacca alla moda.

“Sei qui?” Emozionata, Cassie si sedette, pronta ad abbracciare sua sorella.

Ma Jacqui si voltГІ.

“Sbrigati”, bisbigliò. “Stanno arrivando”.

“Chi sta arrivando?” chiese Cassie.

Pensò immediatamente a Vadim. Le aveva afferrato la manica, strappato la giacca. Aveva piani in serbo per lei. Era riuscita a scappare, ma ora lui l’aveva ritrovata. Si sarebbe dovuta immaginare che l’avrebbe fatto.

“Non so come potremmo scappare”, disse con ansia. “C’è solo una porta”.

“C’è l’uscita di sicurezza. È qui, lascia che te la mostri”.

Jacqui la guidò attraverso un lungo e oscuro corridoio. Indossava dei jeans strappati alla moda, e dei sandali rossi con il tacco. Cassie la seguì con le sue scarpe da tennis consumate, sperando che Jacqui avesse ragione e ci fosse davvero una via di fuga in quella direzione.

“Da questa parte”, disse Jacqui.

Aprì una porta di metallo. Cassie indietreggiò quando vide la sgangherata scala antincendio. I gradini di metallo erano rotti ed arrugginiti. E peggio ancora, la scala scendeva solo per metà della costruzione. Oltre, non vi era altro che un vertiginoso ed infinito vuoto fino alla strada sottostante.

“Non possiamo passare da qui”.

“Possiamo. Dobbiamo”.

La risata di Jacqui era acuta e, fissandola inorridita, Cassie notГІ che il suo volto era cambiato. Non si trattava di sua sorella. Era Elaine, una delle fidanzate di suo padre, quella che lei aveva odiato e temuto piГ№ di tutte.

“Scendiamo”, gridò la crudele donna bionda. “Scendi prima tu. Fammi vedere come si fa. Sai che ti ho sempre odiato”.

Sentendo il metallo arrugginito tremare quando lo toccГІ, anche Cassie iniziГІ ad urlare.

“No! Ti prego, no. Aiutami!”

Una risata acuta fu l’unica risposta che ricevette, quando la scala antincendio iniziò a cedere, rompendosi sotto il suo peso.

E poi improvvisamente erano le mani di qualcun altro a scuoterla.

“Per favore, svegliati! Svegliati!”

Cassie aprì gli occhi.

Le luci del dormitorio erano accese, e lei si ritrovò a fissare le due gemelle dai capelli scuri. La stavano guardando con un’espressione di preoccupazione mista a fastidio.

“Hai avuto un sacco di incubi, e stavi urlando. Stai bene?”

“Sì, sto bene. Mi dispiace. Mi capita di fare brutti sogni”.

“È fastidioso”, aggiunse l’altra gemella. “Non c’è niente che tu possa fare per fermarli? Non è giusto nei nostri confronti; lavoriamo di giorno, e oggi abbiamo un turno da dodici ore”.

Cassie si sentì oppressa dai sensi di colpa. Avrebbe dovuto sapere che i suoi incubi avrebbero dato enormemente fastidio in una stanza condivisa.

“Che ore sono?”

“Ora sono le quattro e mezza del mattino”.

“Mi alzo”, decise Cassie.

“Sei sicura?” Le gemelle si scambiarono uno sguardo sorpreso.

“Sì, sono sicura. Mi spiace molto di avervi svegliato”.

Scese dal letto, sentendosi disorientata e in preda alle vertigini per via del sonno; indossò velocemente la maglia nell’oscurità, poi, afferrata la sua borsa, uscì dalla stanza e chiuse la porta senza far rumore.

Il salotto era vuoto, e Cassie si sedette su uno dei divani, ripiegando le gambe sul cuscino. Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare, o dove sarebbe potuta andare.

Sarebbe stato maleducato rischiare di disturbare il sonno dei suoi compagni di stanza per un’altra notte, e non si sarebbe potuta permettere una stanza singola, neanche se si fosse liberata.

Avrebbe potuto permettersela se avesse trovato un lavoro. Non aveva un visto lavorativo, ma da quanto avevano detto gli altri la notte precedente, se il lavoro era per meno di tre mesi, a nessuno in Italia importavaВ  se questo veniva svolto con solo il visto turistico.

Lavorare le avrebbe reso possibile dormire in questo ostello e guadagnare del tempo. Anche se Tim non si fosse ricordato il nome del paese in cui viveva Jacqui, forse sua sorella avrebbe potuto provare a contattarla nuovamente.

Cassie si diresse verso la bacheca, per vedere se vi era qualche lavoro disponibile.

Sperava di trovare un impiego da cameriera; avendo già svolto quel lavoro in passato, si sarebbe sentita sicura di sé nel candidarsi. Tuttavia, con grande disappunto, scoprì che tutti questi lavori richiedevano che i candidati dovessero parlare un italiano fluente. Altre lingue erano un vantaggio, ma non erano essenziali.

Con un sospiro frustrato, Cassie eliminò l’idea di fare la cameriera.

Lavare i piatti? Fare le pulizie?

Cercando sulla bacheca non riuscì a trovare lavori di questo genere. C’erano due annunci per posizioni da commessa, ma anche qui era richiesto l’italiano. Poi c’era l’annuncio per un lavoro da fattorino in bicicletta, che sembrava interessante ed era anche ben pagato, ma dovevi avere la tua bicicletta e il caschetto, e lei non li possedeva.

Quelle erano tutte le offerte disponibili, e non poteva candidarsi a nessuna di esse.

Scoraggiata, Cassie tornò al divano, e mise il cellulare in carica. Forse poteva cercare su internet e vedere se c’era qualche altro lavoro disponibile. Era ancora molto presto, e dopo il brusco risveglio sentiva gli occhi pesanti per la stanchezza. Sul divano scivolò in un sonno leggero, e fu svegliata un paio d’ore più tardi dalle gemelle, che stavano uscendo.

C’erano già persone sveglie in giro, e Cassie poteva sentire l’odore del caffè che stava bollendo. Scollegò il telefono e scese dal divano, perché non voleva che altri sapessero che aveva dormito lì anziché nel letto che le era stato assegnato.

Seguendo l’aroma del caffè, trovò Gretchen, in vestaglia, che stava attaccando due nuovi annunci di lavoro alla bacheca.

“Questi sono appena arrivati”, disse con un sorriso. “E vendiamo caffè nel cucinino in fondo al corridoio”.

Cassie guardò i due nuovi annunci. Uno era per un lavoro da cameriera, che, nuovamente, non le era d’aiuto. Quando lesse l’altro, ebbe un brivido di nervosismo.




CAPITOLO QUATTRO


“Svelta. Alzati. Dobbiamo andare”.

Qualcuno stava colpendo la spalla di Cassie, ma lei era stanca – talmente stanca da riuscire a malapena ad aprire gli occhi. Combattendo la sua spossatezza, riuscì a svegliarsi.

Jacqui era accanto al suo letto; i luminosi capelli castani mettevano in risalto una nera giacca alla moda.

“Sei qui?” Emozionata, Cassie si sedette, pronta ad abbracciare sua sorella.

Ma Jacqui si voltГІ.

“Sbrigati”, bisbigliò. “Stanno arrivando”.

“Chi sta arrivando?” chiese Cassie.

Pensò immediatamente a Vadim. Le aveva afferrato la manica, strappato la giacca. Aveva piani in serbo per lei. Era riuscita a scappare, ma ora lui l’aveva ritrovata. Si sarebbe dovuta immaginare che l’avrebbe fatto.

“Non so come potremmo scappare”, disse con ansia. “C’è solo una porta”.

“C’è l’uscita di sicurezza. È qui, lascia che te la mostri”.

Jacqui la guidò attraverso un lungo e oscuro corridoio. Indossava dei jeans strappati alla moda, e dei sandali rossi con il tacco. Cassie la seguì con le sue scarpe da tennis consumate, sperando che Jacqui avesse ragione e ci fosse davvero una via di fuga in quella direzione.

“Da questa parte”, disse Jacqui.

Aprì una porta di metallo. Cassie indietreggiò quando vide la sgangherata scala antincendio. I gradini di metallo erano rotti ed arrugginiti. E peggio ancora, la scala scendeva solo per metà della costruzione. Oltre, non vi era altro che un vertiginoso ed infinito vuoto fino alla strada sottostante.

“Non possiamo passare da qui”.

“Possiamo. Dobbiamo”.

La risata di Jacqui era acuta e, fissandola inorridita, Cassie notГІ che il suo volto era cambiato. Non si trattava di sua sorella. Era Elaine, una delle fidanzate di suo padre, quella che lei aveva odiato e temuto piГ№ di tutte.

“Scendiamo”, gridò la crudele donna bionda. “Scendi prima tu. Fammi vedere come si fa. Sai che ti ho sempre odiato”.

Sentendo il metallo arrugginito tremare quando lo toccГІ, anche Cassie iniziГІ ad urlare.

“No! Ti prego, no. Aiutami!”

Una risata acuta fu l’unica risposta che ricevette, quando la scala antincendio iniziò a cedere, rompendosi sotto il suo peso.

E poi improvvisamente erano le mani di qualcun altro a scuoterla.

“Per favore, svegliati! Svegliati!”

Cassie aprì gli occhi.

Le luci del dormitorio erano accese, e lei si ritrovò a fissare le due gemelle dai capelli scuri. La stavano guardando con un’espressione di preoccupazione mista a fastidio.

“Hai avuto un sacco di incubi, e stavi urlando. Stai bene?”

“Sì, sto bene. Mi dispiace. Mi capita di fare brutti sogni”.

“È fastidioso”, aggiunse l’altra gemella. “Non c’è niente che tu possa fare per fermarli? Non è giusto nei nostri confronti; lavoriamo di giorno, e oggi abbiamo un turno da dodici ore”.

Cassie si sentì oppressa dai sensi di colpa. Avrebbe dovuto sapere che i suoi incubi avrebbero dato enormemente fastidio in una stanza condivisa.

“Che ore sono?”

“Ora sono le quattro e mezza del mattino”.

“Mi alzo”, decise Cassie.

“Sei sicura?” Le gemelle si scambiarono uno sguardo sorpreso.

“Sì, sono sicura. Mi spiace molto di avervi svegliato”.

Scese dal letto, sentendosi disorientata e in preda alle vertigini per via del sonno; indossò velocemente la maglia nell’oscurità, poi, afferrata la sua borsa, uscì dalla stanza e chiuse la porta senza far rumore.

Il salotto era vuoto, e Cassie si sedette su uno dei divani, ripiegando le gambe sul cuscino. Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare, o dove sarebbe potuta andare.

Sarebbe stato maleducato rischiare di disturbare il sonno dei suoi compagni di stanza per un’altra notte, e non si sarebbe potuta permettere una stanza singola, neanche se si fosse liberata.

Avrebbe potuto permettersela se avesse trovato un lavoro. Non aveva un visto lavorativo, ma da quanto avevano detto gli altri la notte precedente, se il lavoro era per meno di tre mesi, a nessuno in Italia importavaВ  se questo veniva svolto con solo il visto turistico.

Lavorare le avrebbe reso possibile dormire in questo ostello e guadagnare del tempo. Anche se Tim non si fosse ricordato il nome del paese in cui viveva Jacqui, forse sua sorella avrebbe potuto provare a contattarla nuovamente.

Cassie si diresse verso la bacheca, per vedere se vi era qualche lavoro disponibile.

Sperava di trovare un impiego da cameriera; avendo già svolto quel lavoro in passato, si sarebbe sentita sicura di sé nel candidarsi. Tuttavia, con grande disappunto, scoprì che tutti questi lavori richiedevano che i candidati dovessero parlare un italiano fluente. Altre lingue erano un vantaggio, ma non erano essenziali.

Con un sospiro frustrato, Cassie eliminò l’idea di fare la cameriera.

Lavare i piatti? Fare le pulizie?

Cercando sulla bacheca non riuscì a trovare lavori di questo genere. C’erano due annunci per posizioni da commessa, ma anche qui era richiesto l’italiano. Poi c’era l’annuncio per un lavoro da fattorino in bicicletta, che sembrava interessante ed era anche ben pagato, ma dovevi avere la tua bicicletta e il caschetto, e lei non li possedeva.

Quelle erano tutte le offerte disponibili, e non poteva candidarsi a nessuna di esse.

Scoraggiata, Cassie tornò al divano, e mise il cellulare in carica. Forse poteva cercare su internet e vedere se c’era qualche altro lavoro disponibile. Era ancora molto presto, e dopo il brusco risveglio sentiva gli occhi pesanti per la stanchezza. Sul divano scivolò in un sonno leggero, e fu svegliata un paio d’ore più tardi dalle gemelle, che stavano uscendo.

C’erano già persone sveglie in giro, e Cassie poteva sentire l’odore del caffè che stava bollendo. Scollegò il telefono e scese dal divano, perché non voleva che altri sapessero che aveva dormito lì anziché nel letto che le era stato assegnato.

Seguendo l’aroma del caffè, trovò Gretchen, in vestaglia, che stava attaccando due nuovi annunci di lavoro alla bacheca.

“Questi sono appena arrivati”, disse con un sorriso. “E vendiamo caffè nel cucinino in fondo al corridoio”.

Cassie guardò i due nuovi annunci. Uno era per un lavoro da cameriera, che, nuovamente, non le era d’aiuto. Quando lesse l’altro, ebbe un brivido di nervosismo.

“Ragazza alla pari cercasi. Madre  divorziata, cerca aiuto per tre mesi, con inizio il prima possibile, per prendersi cura di due bambine di 8 e 9 anni. Richiesta buona conoscenza della lingua inglese. Lussuoso alloggio fornito. Per favore, chiamare Ottavia Rossi”.

Cassie chiuse gli occhi e sentì la pelle d’oca scenderle lungo la spina dorsale.

Non pensava di poter gestire un altro lavoro come ragazza alla pari. Non dopo che i primi due erano andati così male.

Il suo primo impiego, in Francia, l’aveva prestato presso un ricco proprietario terriero. Fu solo dopo che arrivò al castello che Cassie si rese conto di quanto disfunzionali fossero lui e la sua fidanzata nel gestire i tre figli traumatizzati. Ognuno di questi si era ribellato contro la brutale autorità del padre in modo diverso, e Cassie aveva subito le conseguenze dei loro comportamenti.

Il lavoro si era tramutato in un incubo, e quando la fidanzata dell’uomo morì in circostanze sospette, Cassie riuscì a scampare a malapena all’arresto come sospettata di omicidio.

Il padrone – Pierre Dubois – in seguito era stato accusato del crimine, e il suo processo era tuttora in corso. Ogni volta che vedeva qualche notizia in merito, Cassie la leggeva con ansia. A causa della dura battaglia che avevano messo in atto gli avvocati, l’articolo più recente dichiarava che si sarebbe raggiunto il verdetto solo a Febbraio.

Cassie era allora andata in Gran Bretagna, cercando disperatamente di non essere notata, in caso i legali dell’uomo decidessero di presentarle un mandato di comparizione – o peggio, riuscissero a creare abbastanza prove per poter dimostrare che lei fosse la colpevole.

In Inghilterra, era corsa direttamente tra le braccia di un uomo affascinante ed attraente, che si era presentato come un padre divorziato bisognoso di urgente aiuto nel gestire i propri figli. Cassie si era presa una bella cotta per Ryan Ellis e aveva creduto ad ogni parola che lui le aveva detto. Poi il mondo idilliaco cheВ  pensava di avere trovato si era sgretolato attorno a lei man mano che le bugie venivano a galla, e la situazione si era tramutata in puro orrore.

Cassie non era ancora in grado di ripensare a quell’esperienza senza sentirsi invadere dal panico. Voltandosi, andò quasi a sbattere contro Gretchen, che era impegnata a sistemare la bacheca, togliendo alcuni degli annunci più vecchi.

“Scusa”, disse Cassie.

“Hai visto qualcosa che potrebbe interessarti?” le chiese Gretchen.

“Non ne sono sicura. Il lavoro come ragazza alla pari sembra interessante”, rispose Cassie, solo per essere educata.

“È nella periferia di Milano. È una zona molto ricca. E vivresti in famiglia, vedo, perciò avresti anche l’alloggio incluso”.

“Grazie”, disse Cassie. Fece una foto all’annuncio, sebbene sapesse che stava compiendo quel gesto senza avere alcuna intenzione di accettare il lavoro.

Diede un’occhiata ai libri in vendita. Erano un eclettico miscuglio di letteratura e saggistica. C’erano due libri sullo scaffale che le sarebbero potuti essere utili. Uno era un frasario di italiano, e l’altro un libro di lingua italiana per principianti. I volumi erano usurati e decisamente molto usati, ma erano anche economici. Felice di poter iniziare a imparare l’italiano, Cassie si diresse verso l’ufficio per pagarli.

Dopo aver comprato i libri e una tazza di caffè, partì alla ricerca della propria auto. Sebbene la città apparisse molto diversa alla luce del giorno, Cassie riuscì a tornare verso la propria vettura, sbagliando strada solo un paio di volte.

Durante il tragitto, non riuscì a smettere di pensare al lavoro come ragazza alla pari.

Era quello che passava il convento, e lei aveva disperato bisogno di rimanere in città per un po’. Dopo tutto, Tim il barista poteva ricordarsi il nome del paese in cui viveva Jacqui in qualunque momento.

Vivere sul luogo di lavoro avrebbe significato non dover disturbare gli altri viaggiatori, e Cassie non avrebbe rischiato di avere un’altra spaventosa esperienza in città, simile a quella della sera prima con Vadim.

Inoltre avrebbe lavorato per una donna. Una donna divorziata. Cassie poteva assicurarsi che ciГІ fosse vero, prima di prendere una decisione. Non voleva lavorare nuovamente per un uomo. Non sembrava nemmeno che ce ne fosse uno nella casa, solo la donna e le due bambine.

Poteva chiedere. Non c’era niente di male nello scoprire qualcosa di più, giusto?

Ciononostante, ricordandosi delle sue esperienze precedenti, Cassie digitГІ il numero con apprensione.

La chiamata fu connessa, e il telefono continuГІ a squillare, facendo aumentare il nervosismo di Cassie secondo dopo secondo.

Infine, vi fu una risposta.

“Buongiorno”, disse una voce di donna, che sembrava senza fiato.

Desiderando di aver avuto il tempo di studiare il suo frasario, Cassie rispose nervosamente.

“Good morning”.

“Questo è il telefono della Signora Rossi, sono Abigail. Come posso aiutarla?” continuò la donna, in un perfetto inglese. Probabilmente madrelingua, pensò Cassie.

CercГІ di tenere a bada il nervosismo e parlГІ con sicurezza.

“Chiamo per l’annuncio di lavoro. Posso parlare con Ottavia Rossi?”

“Il lavoro? Attenda in linea. La Sig.ra Rossi è in riunione”.

Cassie udì la donna parlare con un’altra persona. Un attimo dopo, era di nuovo in linea.

“Mi spiace molto, ma il lavoro è già stato assegnato”.

“Oh”. Cassie si sentì stupita e avvilita. Non era sicura di cosa dire, ma la donna prese questa decisione per lei.

“Arrivederci”, disse, e chiuse la telefonata.




CAPITOLO CINQUE


Cassie non riusciva a comprendere come mai il lavoro come ragazza alla pari non fosse più disponibile, dato che era stato appena pubblicizzato. Era un po’ dispiaciuta che quell’opportunità di lavoro fosse già sfumata prima di riuscire a fare un colloquio.

Ora non aveva idea di cosa fare. Era tentata di salire in macchina e guidare una o due ore in una direzione a caso, sperando in qualche modo di avvicinarsi a sua sorella o persino, miracolosamente,В  di arrivare nella stessa cittГ .

Cassie sapeva che in quel Paese così popolato, tempestato di paesi e villaggi di tutte le dimensioni, ciò non era solo improbabile, ma impossibile.

Aprì il baule, frugò nella propria valigia, ed estrasse le pillole che aveva saltato la notte precedente, più la sua dose mattutina.

Poi, seduta in auto, le assunse e telefonГІ alla sua amica Jess.

Cassie aveva trascorso una settimana di vacanza con Jess tra Natale e Capodanno. I datori di lavoro di Jess le avevano dato qualche giorno libero e dei soldi per viaggiare, e lei aveva invitato Cassie ad accompagnarla a Edimburgo.

Jess aveva pagato per l’alloggio, e Cassie aveva guidato. Avevano affittato un appartamento in periferia, trascorso le giornate a girare per la città, e le serate a far festa. In quel periodo, avevano avuto modo di chiacchierare, perciò Jess sapeva bene ciò che Cassie aveva passato, e la sconvolgente verità in merito ai suoi ultimi due lavori.

“Ehi, straniera!” Jess rispose quasi subito. “Hai trovato tua sorella?”

“Non ancora. Ho trovato qualcuno che le ha parlato di recente. Ha detto che stava in un paese ad un’ora o due da Milano, ma non riusciva a ricordarne il nome”.

“Oh, no”. Jess pareva inorridita. “È come – così vicino, ma così lontano. Ora che farai?”

“Voglio provare a restare qui per qualche settimana, perché il ragazzo mi ha detto che se dovesse ricordarsi, mi farà sapere. Ho chiamato per un lavoro come ragazza alla pari, ma è già stato assegnato. Conosci qualcuno a Milano o in Italia, che potrebbe aver bisogno di aiuto?”

Cassie rispettava molto la capacitГ  che Jess aveva di crearsi degli agganci. Era stato grazie a lei che aveva ottenuto il suo ultimo lavoro, anche se poi non era andato a finire bene; ed era sempre grazie alle conoscenze di Jess che erano riuscite ad affittare il loro appartamento per le vacanze ad un prezzo modesto.

“A Milano?” Jess suonò pensosa.

“Oppure ovunque nei dintorni”, le ricordò Cassie, sperando di ampliare la rete.

Jess sospirГІ.

Non così su due piedi. Milano è nel nord dell’Italia, vero?”

“Sì”.

“Perciò anche qualcosa in Svizzera, o nel sud della Germania andrebbe bene, giusto? Non credo tu voglia tornare in Francia al momento”.

O mai piГ№, pensГІ Cassie.

“Preferirei restare lontano dalla Francia”.

“Lasciami chiedere. Stanno andando tutti a sciare al momento e i miei datori di lavoro conoscono alcune persone che hanno un resort sciistico. Potresti lavorare come donna delle pulizie nello chalet. La paga non è eccellente, ma puoi sciare gratis”.

“Chiediglielo, per favore”, disse Cassie.

“Nel frattempo, assilla il ragazzo che ha parlato con tua sorella”, le consigliò Jess. “Non essere timida. Digli di sedersi con una mappa di fronte e guardare il nome di tutti i paesi finché non gli torna in mente quello giusto”.

Jess rise, e Cassie si ritrovГІ a ridere insieme a lei.

“Devo scappare”, disse Jess. “Appuntamento dal dentista. Per i bambini, non per me. Ci sentiamo, Cassie, in bocca al lupo!”

Non appena Cassie riagganciГІ, il suo telefono squillГІ di nuovo. Era Abigail, la donna che le aveva risposto quando aveva chiamato per il lavoro come ragazza alla pari.

“Pronto, sto parlando per conto della Sig.ra Rossi. Prima ha chiamato per un lavoro, giusto?”

“Sì, esatto”.

“Per cortesia, può dirmi di che lavoro si trattava? Era quello da stilista junior, o era per il ruolo di ragazza alla pari?”

“Era per la ragazza alla pari”.

“Prego, resti un secondo in linea”.

La donna sembrava ansiosa, e Cassie potГЁ udire una conversazione bisbigliata in sottofondo.

Pochi attimi dopo, parlГІ di nuovo.

“Mi perdoni. La prego di accettare le mie scure. Non sapevo del lavoro come ragazza alla pari. La Sig.ra Rossi mi ha confermato che questa posizione è ancora disponibile, e che è quella dello stilista che è stata chiusa. Mi ha detto di chiederle se è ancora interessata”.

“Sì. Sì, lo sono”.

“La Sig.ra Rossi sarà disponibile per dei colloqui oggi pomeriggio a casa sua, dalle 14.30 in poi. Il primo candidato che avrà successo verrà assunto, e dovrà iniziare immediatamente. Posso mandarle un messaggio con l’indirizzo?”

“Certo”, disse Cassie, sentendosi nuovamente preoccupata. Sembrava che avrebbe dovuto decidere su due piedi se il lavoro fosse giusto per lei o meno. Si chiese come fossero le bimbe, e il solo pensiero le fece venire la nausea per il nervosismo.

Decise che non avrebbe potuto accettare il lavoro senza conoscere le bambine. Erano loro le persone con cui avrebbe dovuto trascorrere le giornate. La madre sembrava una donna abbiente, e nonostante la sua poca esperienza, pensava che i bambini fossero viziati o trascurati.

Quando il telefono vibrГІ nuovamente, e Cassie ricevette le indicazioni, decise di recarsi immediatamente sul posto.

Dopo tutto, se non fosse stata la prima in fila, non ci sarebbe stata alcuna decisione da prendere.


*

Cassie raggiunse il quartiere prima di mezzogiorno. Le vie erano tranquille e tenute perfettamente, con grosse ville poste a distanza dalla strada, circondate da giardini alberati. Cassie pensГІ che in estate, quando gli alberi erano ricoperti di foglie, le case sarebbero state invisibili dalla strada.

Fu sorpresa nel notare la quantitГ  di sicurezza che vide. Tutte le case avevano una staccionata o un muro, con alti cancelli automatici. Cassie non era certa se ciГІ fosse dovuto al fatto che i ricchi danno valore a privacy e sicurezza, o se quella zona benestante avesse un problema di criminalitГ . Ritenne che probabilmente era la prima delle due.

Guidando per le vie con la sua piccola vecchia utilitaria, Cassie notГІ che alcune persone del luogo la spiavano sospettosamente dalle loro colorate macchine sportive e dagli scuri SUV. Lei e la sua auto sembravano fuori luogo in quella zona, e gli abitanti stavano iniziando a notarla.

Pochi incroci più in là, Cassie trovò un bar. Era troppo nervosa per essere affamata, ma si obbligò a mangiare un cornetto e bere una bottiglietta d’acqua.

Ricordandosi che questa donna ovviamente lavorava nel mondo della moda, e che il quartiere era molto benestante, Cassie era desiderosa di dare una buona impressione. AndГІ in bagno, si lisciГІ i capelli e controllГІ di non avere briciole sulla maglia, dopo aver mangiato la pasta sfoglia ripiena di mascarpone.

Poi si diresse verso la casa e si fermГІ davanti al cancello in ferro battuto lavorato, esattamente due minuti prima delle due.

Stava tremando per la tensione, e sperava di poter essere piГ№ sicura delle sua capacitГ  di decidere se il lavoro fosse giusto per lei. Avrebbe dovuto prendere una decisione su due piedi. Ci sarebbero state molte variabili da tenere in considerazione, e se lei si fosse lasciata sfuggire quelle importanti?

Le sembrava che anche il solo pensare di fare la ragazza alla pari fosse un gigantesco salto nel buio, dopo le esperienze che aveva avuto. Se non fosse stata tanto disperata di rimanere in zona e scoprire cosa fosse successo a Jacqui, non l’avrebbe neanche preso in considerazione.

Sforzandosi di respirare profondamente e rimanere calma, Cassie si sporse dal finestrino e premette il citofono.

Dopo una breve pausa, il cancello si aprì e lei si diresse lungo il vialetto che attraversava il giardino.

ParcheggiГІ sotto un ulivo accanto a un garage triplo, incoraggiata nel notare che non vi fossero altre auto parcheggiate. Sperava che ciГІ volesse dire che era la prima candidata ad essere arrivata.

Cassie camminò lungo il sentiero verso l’enorme porta di legno. Suonò il campanello e lo sentì in lontananza nella casa.

Si aspettava che alla porta avrebbe risposto la governante, o un’assistente, ma pochi momenti dopo Cassie udì il ticchettio di tacchi alti sul pavimento, e la porta fu aperta da una donna sulla quarantina, con un’inequivocabile aria di autorevolezza.

Era alta almeno mezza testa più di Cassie, ma gran parte dell’altezza era donata da un favoloso paio di stivali di pelle blu con alti tacchi ricurvi. I capelli scuri erano acconciati ad arte e le cadevano ondulati sulle spalle. Quando spalancò la porta, una pesante collana d’oro le brillava al collo, e braccialetti d’oro le tintinnavano sulle braccia.

“Buongiorno”, disse. Anche la sua voce, aveva un suono autoritario. “Devi essere qui per il colloquio come ragazza alla pari?”

“Buon pomeriggio. Sì, esatto. Mi chiamo Cassie Vale. Sono in anticipo, lo so. La signora con cui ho parlato ha detto alle due e mezza, ma ero preoccupata di arrivare tardi”.

Cosciente del fatto di star blaterando nervosamente, Cassie chiuse la bocca di fretta.

Ma la donna parve apprezzare la sua gestione del tempo. La bocca dal rossetto perfetto si curvГІ in un sorriso.

“Puntualità è cortesia. Io insisto su di essa, per me stessa e chiunque lavori con me. Perciò ti ringrazio per la gentilezza. Sono Ottavia Rossi. Prego, entra”.

Sopraffatta all’idea di aver già fatto una buona impressione, soprattutto dato che trovava la donna intimidente, Cassie la seguì.

Camminando nello spazioso ingresso, Cassie notò un certo numero di colorati pezzi d’arte in esposizione. I dipinti luminosi, i vasi e i tappeti colorati spiccavano e facevano sembrare la casa  una moderna ma accogliente galleria d’arte.

Di fronte a lei, vi era un’alta scalinata in marmo bianco, che portava ai piani superiori.

L’attenzione di Cassie fu attirata da un modello ad altezza bacino di un paio di décolleté rosse poste su un piedistallo a destra della scalinata. Il modello era arditamente delizioso.

La Sig.ra Rossi sorrise quando vide la direzione dello sguardo di Cassie.

“Quello è il nostro modello �Nina’, che ha portato Rossi Shoes al successo internazionale negli anni Settanta. Il modello era decenni avanti e per quanto riguarda il colore, la gente ne fu scioccata – ma non troppo scandalizzata per comprarlo”.

“È bellissimo”, disse Cassie.

Intuì che Ottavia Rossi doveva essere la proprietaria di questa azienda internazionale che, se era già operativa negli anni Settanta, era probabilmente un’attività familiare consolidata.

La Sig.ra Rossi la condusse attorno alla scalinata e lungo un corridoio. Allungando il collo, Cassie notò degli archi che portavano in un moderno salotto, e una cucina luccicante in cui c’era un cuoco al lavoro.

Più giù lungo il corridoio vi era una porta chiusa. La signora la aprì e fece entrare Cassie di corsa.

Quello spazio elegante era lo studio della Sig.ra Rossi. Si sedette al curvo tavolo bianco, e indicГІ a Cassie di sedersi dal lato opposto.

Cassie improvvisamente si rese conto di essersi presentata a mani vuote. Non aveva preparato un curriculum, e nemmeno stampato i dettagli delle sue informazioni personali, né fatto una copia del passaporto o della patente. Questa era una donna d’affari e sicuramente si aspettava qualcosa del genere. Cassie si sentì inorridita per il fatto di essersene dimenticata.

“Mi spiace”, iniziò. “Sono appena arrivata in Italia e non ho ancora aggiornato il mio curriculum. Questa offerta di lavoro è stata così inaspettata che sono venuta qui di corsa per vedere di cosa si tratta”.

Con suo enorme sollievo, la Sig.ra Rossi annuì.

“Capisco. Io stessa ho viaggiato molto, poco dopo i vent’anni – sembra che tu abbia quell’età ora, se non mi sbaglio?”

Cassie annuì. “Sì. Ho il mio passaporto con me, se vuole dare un’occhiata”.

“Grazie”.

La Sig.ra Rossi prese il documento e ne sfogliГІ le pagine brevemente prima di restituirlo a Cassie.

“Ora, potresti farmi un breve riassunto delle tue esperienze lavorative”, disse.

Sentendo queste parola, Cassie si sentì male, perché si rese conto di non poter dare alcuna referenza per i lavori che dichiarava di aver svolto da quando era arrivata in Europa. Il suo primo datore di lavoro era coinvolto in un processo per omicidio e non avrebbe avuto nulla di buono da dire nei suoi riguardi – a dire il vero, Cassie era certa che avrebbe immediatamente cercato di darle la colpa, e insistere di essere stato accusato ingiustamente.

Il suo secondo datore di lavoro era morto, ucciso mentre Cassie era una sua dipendente. Nessuno in quella famiglia poteva farle da referente. Non era solo un disastro, era una catastrofe.




CAPITOLO SEI


Cassie rimase seduta in silenzio, con la mente che correva a mille all’ora. Sapeva che la Sig.ra Rossi stava attendendo che parlasse, e che la sua esitazione avrebbe fatto sorgere delle domande, ma non aveva idea di cosa dire.

La parola “omicidio” sarebbe stata sufficiente per scoraggiare qualunque datore di lavoro. Indipendentemente dalle circostanze, avrebbero deciso che non ne valeva la pena.

Cassie non poteva biasimarli. Stava cominciando a chiedersi se non fosse lei stessa ad attirare la cattiva sorte – o se le sue decisioni avessero causato quegli incidenti.

La sua unica possibilitГ  era quella di sorvolare sulle sue recenti esperienze, e concentrarsi sul lavoro che aveva svolto negli Stati Uniti.

Si schiarì la voce e iniziò a parlare.

“Ho lasciato casa quando avevo sedici anni, e ho frequentato il college, lavorando perlopiù come cameriera”, disse.

Non spiegò le ragioni per cui se ne era andata, ma sperò che l’essere indipendente e autosufficiente funzionasse a suo favore agli occhi della Sig.ra Rossi. Con suo sollievo, l’imprenditrice annuì in approvazione.

“Durante quel periodo ho dato lezioni, aiutato ragazzini coi compiti, e per un breve periodo ho lavorato in un asilo nido, come sostituzione maternità. Sono stata autorizzata e ho tutti permessi per lavorare, che le posso mostrare sul mio telefono. Ho anche delle referenze dal ristorante dove ho lavorato per due anni, in cui dicono che sono una persona affidabile e una gran lavoratrice, che fa di tutto per rendere i clienti felici”.

Fortunatamente, quei documenti avevano fatto parte della sua prima candidatura come ragazza alla pari, e aveva delle copie salvate in rete. Anche se il lavoro al ristorante non era rilevante, era la sua unica vera referenza.

“Eccellente”, disse la Sig.ra Rossi.

“Da quando sono in Europa ho viaggiato un po’. Ho cominciato come ragazza alla pari per una famiglia a Parigi. I bambini si sono trasferiti nel sud della Francia, perciò io ho trascorso del tempo nel Regno Unito a dicembre”.

Cassie si sentì il volto in fiamme. La sua storia era piena di buchi. Se la Sig.ra Rossi le avesse fatto delle domande, avrebbe scoperto velocemente che Cassie non aveva detto tutta la verità. Ma, con sua sorpresa, l’imprenditrice parve soddisfatta, e fu il suo turno di parlare.

“Ti darò alcune informazioni sulla mia situazione. Ho divorziato qualche mese fa, e sebbene io sia stata in grado di lavorare da casa per un po’, il lavoro è diventato molto più impegnativo ora. Ci stiamo espandendo in nuovi mercati, e stiamo acquisendo nuovi marchi. Era una crescita già in programma, ovviamente, ma sta succedendo più velocemente del previsto. Mia madre si trasferirà qui per occuparsi dei bambini, ma le serve tempo per prepararsi e fare le valigie. Perciò avrò bisogno di te per tre mesi. Vivrai qui, ovviamente. Le bambine sono molto educate, e abbiamo un cuoco e un autista, quindi non dovrebbe essere una responsabilità troppo gravosa”.

Cassie deglutì.

“Come sono le bambine? Può dirmi qualcosa in più di loro, per favore?”

“Due bambine, di otto e nove anni. Nina è la più grande, e Venetia la piccola. Sono molto educate”.

Dato che la Sig.ra Rossi non sembrava avere molto da dire sulle figlie, Cassie raccolse il coraggio per chiedere.

“Potrei conoscerle, magari? Vedere se andiamo d’accordo, prima di decidere?”

Non aveva idea se la Sig.ra Rossi potesse trovare questa richiesta scortese, visto che aveva garantito per il loro comportamento.

La donna annuì.

“Certamente. Saranno tornate da scuola ormai. Seguimi”.

Si alzò ed uscì dalla stanza, con Cassie che la seguiva di corsa.

Cassie fu colpita dall’aria autorevole di questa donna. Se ciò era quel che serviva per dirigere una multinazionale di successo, non riusciva neanche a immaginare se stessa fare lo stesso. Neanche in un milione di anni. Non era una persona di quel calibro e non aveva la stessa presenza autoritaria.

Per fortuna sentì di piacere alla Sig.ra Rossi. In ogni caso, la donna non sembrava provare un implicito disprezzo nei suoi confronti, cosa che invece Cassie aveva provato con i suoi datori di lavoro francesi.

Si diressero verso le scale di marmo e al piano di sopra. La casa era costruita a forma di ferro di cavallo, con due ali principali. Le camere dei bambini erano al piano di sopra, sul lato destro.

Il ticchettio dei tacchi di Ottavia Rossi sul pavimento piastrellato era talmente alto da informare le bambine del suo arrivo, e Cassie fu impressionata nel vedere le due bimbe dai capelli scuri uscire dalle loro stanze e posizionarsi fianco a fianco, in attesa, mentre loro si avvicinavano.

Indossavano due abiti eleganti a maniche lunghe, che parevano essere identici, ad eccezione del colore – uno era giallo, l’altro blu. I loro mocassini dai colori accesi portarono Cassie a domandarsi se Rossi Shoes avesse anche una linea per bambini, e in caso, se questi ne facessero parte.

“Bambine, vorrei presentarvi Cassie”, disse la Sig.ra Rossi. “È qui per un colloquio, e potrebbe prendersi cura di voi nelle prossime settimane. Vi va di salutarla e rispondere a qualche domanda?”

“Buon pomeriggio, piacere di conoscerti”, dissero le bimbe in coro, e Cassie fu sorpresa nel sentire che il loro accento inglese era perfetto.

La ragazzina piГ№ alta fece un passo in avanti.

“Sono Nina”.

Tese una mano e Cassie la strinse, sorpresa dalla formalitГ  del saluto.

“Io sono Venetia”, disse la più piccola.

Cassie strinse la sua piccola mano calda. Anche se la situazione pareva abbastanza imbarazzante, e stare in piedi in modo formale in corridoio non era il modo ideale per chiacchierare e rilassarsi, Cassie sapeva di dover dimostrare di essere una persona amichevole e piacevole.

Sorrise alle bambine.

“Avete dei bellissimi nomi”.

“Grazie”, disse Nina.

“Siete andate a scuola oggi?”

Venetia sembrava voler rispondere.

“Sì. Di pomeriggio facciamo i compiti. È quello che stiamo facendo ora”.

“Wow, siete davvero delle brave bimbe. Qual è la vostra materia preferita a scuola?”

Le due bambine si scambiarono uno sguardo.

“Inglese”, si offrì volontaria Nina.

Venetia fece una pausa.

“A me piace la matematica”.

Cassie fu meravigliata. Certamente, questi erano gli ingredienti per il successo – disciplina e amore per lo studio, sin dalla tenera età. Poteva già vedere che queste ragazze stavano seguendo i passi materni e riusciva già ad immaginarsi il sentiero dorato che costituiva il loro futuro.

Intuì che queste ragazze avrebbero avuto opportunità che lei non era neanche mai stata in grado di immaginare. Per un momento, Cassie si chiese come potesse essere nascere con un amore innato per lo studio, ed essere l’erede di un impero della moda.

“E per quanto riguarda le vostre attività? Cosa vi piace fare fuori da scuola?”

Le ragazze si scambiarono di nuovo un’occhiata.

“A me piacciono le lezioni di canto”, disse Nina.

“A me piace andare a cavallo. Abbiamo lezione la domenica”, aggiunse Venetia.

“Sembra meraviglioso”, disse Cassie, ed ebbe una più ampia impressione delle loro vite. Non solo queste ragazzine erano determinate, motivate, e portate per gli studi, ma avevano la possibilità di fare attività che Cassie aveva sempre solo sognato di potersi permettere.

Si rese conto che questa famiglia, nella casa moderna ma graziosa, era simile a quelle di cui lei aveva letto nelle riviste patinate dal parrucchiere. Erano l’elite della società, e l’idea di essere associata a loro era eccitante e intenso.

L’unica pecca nella loro vita perfetta doveva essere stato il divorzio, e Cassie si chiese come fosse il marito della Sig.ra Rossi. Presumibilmente, dato che l’impero Rossi era proprietà del suo lato della famiglia, o lei aveva ripreso il nome da nubile dopo il divorzio, o non aveva mai usato il nome del marito. Cassie si chiese se le bambine fossero rimaste traumatizzate dal divorzio, e se passavano del tempo col padre. Queste erano tutte domande che doveva porre alla sig.ra Rossi, o anche direttamente alle bimbe, ma non in quel momento.

Con sorpresa, Cassie si rese conto di star guardando avanti, come se nella sua mente avesse giГ  deciso di accettare il lavoro.

Le bambine la stavano osservando con ansia. Non si erano mosse dalla loro posizione. Era come se stessero aspettando il suo permesso per andarsene, e Cassie fu nuovamente impressionata dal loro autocontrollo.

“Grazie mille per aver parlato con me”, disse. “È stato un piacere conoscervi. Dovete continuare a fare i compiti ora?”

“Andate, bambine”, disse la sig.ra Rossi, e le due sparirono nelle loro stanze.

Mentre tornava indietro lungo il corridoio, Cassie non potГЁ fare a meno di lodarle.

“Sono fantastiche. Non ho mai conosciuto bambini piccoli così obbedienti e disciplinati. E con un tale amore per lo studio, anche, deve essere molto fiera di loro”.

La sig.ra Rossi parve compiaciuta mentre rispose.

“Sono dei lavori in corso, come credo ogni bambino”, rispose. “Dovranno ereditare l'azienda un giorno, perciò sto cercando di inculcare in loro i giusti valori”.

Scesero l’alta scalinata e tornarono nello studio.

“Perciò, ora che hai conosciuto la famiglia, ti parlerò della posizione”, disse. “Sei la prima ad arrivare – dopo la confusione che ha fatto Abigail col lavoro, non siamo riusciti a contattare molti altri candidati. Sembri in gamba, e le bambine sembrano interagire bene con te. Se vuoi il lavoro, sono disposta ad offrirtelo. Ti verrà richiesto di trascorrere tempo con loro dopo scuola e alla domenica. La scuola va dalle otto all’una e mezza, a meno che non abbiano attività pomeridiane”.

Cassie fece un respiro profondo. Si sentì orgogliosa per il fatto che la sig.ra Rossi la ritenesse una persona di un calibro abbastanza elevato per potersi prendere cura delle sue figlie eccezionali. Non le aveva neanche chiesto un numero di telefono per controllare le sue referenze.

“Credo che ogni opportunità apra delle porte”, continuò la sig.ra Rossi. “Se ti dimostrerai capace in questa posizione, potrebbero esserci altre possibilità nel tuo futuro. Abbiamo posizioni di tirocinio che si aprono regolarmente, perciò se dopo il termine di questo incarico vorrai rimanere in Italia per altro tempo, e lavorare nel campo della moda, probabilmente si potrà fare”.

Cassie sentì un tuffo al cuore. Si trattava di più di un lavoro temporaneo. Poteva persino diventare una futura carriera, e un modo per migliorare le sue possibilità di trovare e ricongiungersi con Jacqui.

Immaginò se stessa e la sorella, entrambe con lavori di successo nell’industria della moda, affittare un fantastico appartamento in un quartiere suggestivo e lussuoso. Alla sera, avrebbero potuto chiacchierare delle loro giornate lavorative e fare a turno per cucinare, prima di andare in centro a ballare e divertirsi.

Più Cassie ci pensava, e più era contenta che le si fosse presentato questo incarico. Dato che si trattava molto più di un semplice lavoro come ragazza alla pari, non poteva certo rifiutare. Doveva metterci anima e cuore, e assicurarsi di svolgere il lavoro al meglio, perché rappresentava un’opportunità che avrebbe potuto cambiarle la vita.

“Un tirocinio sembra stupendo ed è qualcosa che mi piacerebbe fare in futuro. Sarei felice di accettare la posizione come ragazza alla pari per ora. Grazie per avermela offerta”, disse.

La sig.ra Rossi le fece un piccolo sorriso.

“In questo caso, sei assunta. Hai con te le tue cose?”

“Sono nella mia macchina”,

“Una delle domestiche ti aiuterà a portare tutto nella tua stanza. Stasera, io e le bambine andiamo a far visita a mia madre, perciò mangeremo da lei. È la serata libera della cuoca, ma abbiamo a disposizione un servizio di consegna a domicilio. Ci sono i menù nel cassetto della cucina. Ordina ciò che preferisci e chiama dalla linea fissa. Consegnano in mezz’ora, e lo aggiungeranno al nostro conto”.

“Grazie”, disse Cassie.

La donna si sporse in avanti, e Cassie si ritrovГІ a fare lo stesso.

“Ti prego di non lasciar entrare nessuno in casa a meno che tu non abbia avuto conferma della loro identità. Viviamo in un quartiere ricco, ma sfortunatamente la criminalità è ovunque. Siamo stati obiettivo di ladri e scassinatori in passato. Con due bambine piccole, rapimento e traffico di minori sono sempre una minaccia, perciò devo stare all’erta. A meno che tu non stia aspettando una consegna, non lasciare entrare sconosciuti. Capito?”

Cassie annuì, sentendosi nervosa al pensiero che i bambini potessero essere l’obiettivo di qualcuno. Grazie alla sua recente esperienza in centro a Milano, sapeva che questo genere di crimini sono un rischio reale.

“Capisco. Starò molto attenta”, disse.

“Bene. Ci vediamo domani”, confermò la sig.ra Rossi.

SollevГІ il ricevitore di un interfono, premette un pulsante, e parlГІ brevemente e rapidamente in italiano prima di posarlo nuovamente.

“La domestica sta arrivando”, disse a Cassie.

In quel momento, il telefono della sig.ra Rossi squillГІ.

“Ciao”, rispose, sembrando impaziente.

Rendendosi conto che sarebbe stato scortese ascoltare la conversazione, Cassie si alzò di fretta e si diresse verso la porta, per attendere la domestica all’esterno.

Uscendo dalla stanza, sentì la sig.ra Rossi dire duramente, “Abigail?”

Cassie ricordГІ che quello era il nome della donna che per errore le aveva detto che il lavoro come ragazza alla pari non era piГ№ disponibile.

Ci fu una pausa e poi Cassie la udì parlare di nuovo, con voce alta ed arrabbiata.

“Hai fatto un casino, Abigail. Non è accettabile, e neanche lo sono le tue scuse. Non venire a lavorare domani. Sei licenziata!”




CAPITOLO SETTE


Cassie si scostò dalla porta dell’ufficio, sperando che la sig.ra Rossi non si fosse resa conto che lei aveva udito. Si sentiva profondamente scioccata. La giovane impiegata era stata licenziata per un fraintendimento in merito ad una posizione lavorativa?

Non poteva essere l’intera storia. Dovevano esserci altre cose che aveva sbagliato. In ogni caso, Cassie sperava che fosse così. Con un brivido, si rese conto che forse questo era ciò che serviva per costruire un impero, ed era il motivo per cui così poca gente aveva successo. Errori e scuse non erano accettabili. Questo significava che lei sarebbe dovuta stare molto attenta, e fare del suo meglio per non fare casini.

Immaginò se stessa fare qualcosa di sbagliato e la sig.ra Rossi che le urlava quelle tremende parole contro, dicendole di fare i bagagli ed andarsene. Era parsa furiosa, una persona completamente diversa. Cassie non riuscì a non sentirsi dispiaciuta per la sfortunata Abigail, ma ricordò a se stessa che non aveva alcun diritto di giudicare la situazione, e non conosceva niente del loro passato.

Cassie fu felice di vedere arrivare la governante, e potersi così allontanare dalla nervosa conversazione a senso unico che poteva ancora sentire provenire dall’interno dell’ufficio. La donna in uniforme parlava solo italiano, ma le due furono in grado di comunicare a gesti.

Uscirono nel parcheggio, e la donna mostrò a Cassie dove avrebbe dovuto parcheggiare in seguito, in una piazzola coperta dietro la casa. Le diede la chiave del portone e un telecomando peril cancello, poi l’aiutò a portare le valigie al piano di sopra.

Cassie girГІ in automatico a destra, verso le camere dei bambini, ma la cameriera la richiamГІ indietro.

“No!” disse, e Cassie fu felice che questa parola fosse identica in italiano.

La cameriera indicГІ il corridoio dalla parte opposta del ferro di cavallo.

Cassie cambiò direzione, confusa. Aveva dato per scontato che la sua stanza fosse vicino a quelle delle bambine, in modo da poter badare a loro se avessero avuto bisogno. Dal lato opposto dell’enorme casa, non sarebbe stata in grado di sentirle se avessero pianto. La stanza della sig.ra Rossi, al centro del ferro di cavallo, era più vicina.

Ciononostante, aveva già visto quanto fossero indipendenti le bambine, per la loro età, e forse ciò voleva dire che non avevano bisogno di aiuto durante la notte – o se così fosse stato, che si sentissero sicure abbastanza per attraversare la casa e andare a chiamarla.

La sua enorme camera, con bagno privato, si trovava completamente al lato opposto del ferro di cavallo. Guardando fuori dalla finestra, Cassie vide che la stanza si affacciava su un giardino e un cortile, con una fontana ornamentale al centro.

Osservando dall’altra parte dello stesso, riuscì a vedere le finestre delle camere delle bimbe, e a dire il vero, nella luce del tardo pomeriggio, vide la testa scura di una bambina seduta alla scrivania, impegnata con i compiti. Dato che le bambine portavano la stessa coda di cavallo e avevano un’altezza molto simile, non riuscì a capire chi fosse esattamente, perché il retro della sedia copriva il vestito, che l’avrebbe invece aiutata a scoprirlo. Ciononostante, era buona cosa il fatto che potesse vederle anche dalla sua camera lontana.

Cassie voleva fare tutto il giro del ferro di cavallo e conoscere meglio le bambine, così da poter essere certa di partire col piede giusto.

Le bambine, perГІ, stavano facendo i compiti, e poi sarebbero uscite con la madre, perciГІ avrebbe dovuto attendere.

Allora Cassie si occupò dei bagagli e si assicurò che la stanza e l’armadio fossero in ordine.

La sig.ra Rossi non le aveva chiesto se assumeva qualche tipo di medicinale, perciò Cassie non le aveva parlato delle pillole per l’ansia che la mantenevano stabile.

Mise i flaconi lontano dalla vista, in fondo al cassetto del comodino.

Cassie non si era aspettata di passare la prima sera da sola; si diresse verso la cucina e cercГІ nei cassetti finchГ© non trovГІ i menГ№.

Il frigorifero era pieno di cibo, ma Cassie non sapeva se fosse riservato per pasti futuri, e non c’era nessuno a cui chiedere. Tutto il personale, compresa la cameriera che l’aveva aiutata, sembrava aver terminato il turno per quel giorno. Si sentì a disagio e strana al pensiero di ordinare del cibo per se stessa sul conto della famiglia la sua prima sera, ma decise che sarebbe stato meglio seguire le indicazioni della sig.ra Rossi.

C’era un telefono in cucina, perciò chiamò uno dei ristoranti della zona e ordinò una lasagna e una Coca Light. La cena arrivò mezz’ora più tardi. Non volendo sedersi a mangiare nella sala da pranzo formale, Cassie esplorò un po’. L’area al piano terra aveva molte piccole stanze, e una di loro, che lei ritenne essere una sala da pranzo per bambini, aveva un piccolo tavolo con quattro sedie.

Si sedette lì e mangiò il suo cibo, mentre studiava il frasario di italiano. Poi, esausta per gli eventi della giornata, andò a letto.

Proprio prima che si addormentasse, il suo telefono vibrГІ.

Era l’amichevole barista dell’ostello.

“Ehi Cassie! Penso di essermi ricordato dove lavorava Jax. Il nome del paese è Bellagio. Tengo le dita incrociate e spero ti sia d’aiuto!”

Cassie si sentì invasa dalla speranza leggendo quelle parole. Questo era il paese – il paese esatto – in cui sua sorella aveva vissuto. Aveva lavorato lì? Cassie sperò che si fosse fermata in un albergo o in un ostello, perché in quel modo avrebbe potuto rintracciarla. Avrebbe iniziato le sue indagini appena avesse avuto il tempo, e Cassie era sicura che avrebbe ottenuto risultati.

Com’era quel paese? Il nome sembrava affascinante. Perché Jacqui aveva deciso di fermarsi proprio lì?

C’erano così tante domande che le passavano per la mente, e Cassie impiegò molto più di quanto pensasse ad addormentarsi.

Quando finalmente ci riuscì, sognò di essere in quel paese. Era pittoresco e scenografico, con terrazzamenti sinuosi ed edifici con mattoni a vista. Camminando per la strada, chiese a un passante “Dove posso trovare mia sorella?”

“È là!” L’uomo indicò la collina.

Mentre camminava, Cassie iniziГІ a domandarsi cosa vi fosse lassГ№. Sembrava lontanissimo da tutto. Cosa ci faceva Jacqui lГ ? PerchГ© non era andata incontro a Cassie, dato che sapeva che sua sorella era in paese?

Infine, senza fiato, raggiunse la cima della collina, ma la torre era scomparsa, e tutto ciГІ che poteva vedere era un enorme lago scuro. La sua acqua torbida colpiva le rive di scura pietra friabile che lo circondavano.

“Eccomi”.

“Dove?”

La voce sembrava provenire da molto lontano.

“Sei arrivata troppo tardi”, bisbigliò Jacqui, con la voce rauca e colma di tristezza. “Papà è arrivato prima”.

Inorridita, Cassie si sporse e guardГІ verso il basso.

Ecco Jacqui, distesa sul fondo della fredda acqua scura.

I capelli le giravano intorno e gli arti erano bianchi e senza vita, appoggiati come alghe sulle rocce affilate, mentre gli occhi vacui fissavano il vuoto sopra di lei.

“No!” urlò Cassie.

Si rese conto che non si trattava per niente di Jacqui, e che non era in Italia. Era di nuovo in Francia, e da oltre il parapetto di pietra fissava il corpo disteso molto più in basso. Non si trattava di un sogno, ma di un ricordo. Si sentì oppressa dalle vertigini, e afferrò la pietra, terrorizzata all’idea di cadere, perché si sentiva talmente debole e impotente.

“Ecco a cosa servono i papà. Questo è ciò che fanno”.

La voce canzonatoria proveniva da dietro di lei, e Cassie si girГІ, vacillando.

Eccolo lì, l’uomo che le aveva mentito e l’aveva ingannata, e aveva distrutto la sua autostima. Ma non stava guardando suo padre. Era Ryan Ellis, il suo datore di lavoro in Inghilterra, con la faccia distorta dalla felicità.

“È ciò che fanno i papà”, bisbigliò. “Feriscono. Distruggono. Non sei stata brava abbastanza, e ora è il tuo turno. È ciò che fanno”.

La sua mano tesa le afferrГІ la maglietta e spinse con tutta la sua forza.

Cassie urlò in preda al terrore quando sentì che le stava scivolando la presa, con la pietra che le sfuggiva dalle mani.

Stava cadendo, cadendo.

E poi atterrò, sedendosi, prendendo fiato, col sudore freddo che le faceva venire i brividi, nonostante l’enorme stanza fosse calda.

La configurazione della camera non le era familiare; annaspò per un po’ di tempo prima di riuscire a trovare il comodino e poi, finalmente, l’interruttore della luce.

Lo accese e si sedette, volendo una conferma disperata del fatto che l’incubo fosse finito.

Era nel grosso letto matrimoniale, con la testiera decorata in metallo. Dall’altro lato della stanza c’era l’enorme finestra con le tende dorate chiuse.

Alla sua destra vi era la porta della camera, e sulla sinistra quella del bagno. La scrivania, la sedia, il frigo bar, l’armadio, era tutto come lo ricordava.

Cassie esalГІ un profondo respiro, rassicurata dal fatto di non essere piГ№ intrappolata dentro al suo sogno.

Anche se era ancora buio, erano giГ  le sette e un quarto del mattino. Con un sussulto, si ricordГІ di non aver ricevuto alcuna istruzione in merito a cosa dovessero fare le bambine. Oppure le aveva avute, ma se ne era scordata? La sig.ra Rossi aveva detto qualcosa riguardo la scuola?

Cassie scosse la testa. Non riusciva a ricordare nulla e non pensava che le avesse detto niente in merito agli orari.

Scese dal letto e si vestì in fretta. Nel bagno, domò le sue onde rosse, dandogli un aspetto ordinato, che sperò fosse accettabile in questa casa incentrata sulla moda.

Mentre si guardava allo specchio, sentì un rumore provenire dall’esterno.

Cassie rimase immobile ad ascoltare.

Riuscì a udire il suono di passi leggeri, che grattavano la ghiaia. Il vetro ghiacciato della finestra del bagno si affacciava all’esterno, verso il cancello.

Era un addetto del personale della cucina?

Cassie aprì la finestra e sbirciò fuori.

Nell’oscuro grigiore della mattina presto, vide una figura ricoperta di nero che si muoveva con cautela intorno alla casa. Mentre fissava, stupefatta, identificò la figura di un uomo con un cappuccio nero che trasportava un piccolo zainetto scuro. Lo vide solo per un secondo, ma notò che si stava dirigendo versa la porta sul retro.

Il suo cuore accelerГІ appena pensГІ agli intrusi, al cancello automatico, e alle camere di sicurezza.

Si ricordò le parole della sig.ra Rossi, e il chiaro avvertimento che le aveva dato. Si trattava di una famiglia ricca. Senza dubbio erano l’obiettivo di un furto o persino un rapimento.

Doveva andare ad investigare. Se avesse pensato che potesse essere pericoloso, avrebbe potuto lanciare l’allarme, urlare, e svegliare la famiglia.

Mentre si affrettava al piano di sotto, decise il suo piano di azione.

L’uomo si era diretto verso il retro della casa, perciò lei sarebbe uscita dal portone. C’era abbastanza luce ora per riuscire a vedere, e la notte fredda aveva lasciato brina sull’erba. Sarebbe stata in grado di seguire le sue tracce.

Cassie uscì, chiudendosi la porta principale alle spalle. La mattinata era calma e gelida, ma lei era così nervosa da accorgersi a malapena della temperatura.

Ecco le impronte, deboli ma visibili nella brina. Giravano intorno alla casa, sopra il prato perfettamente tosato, e sulle piastrelle del cortile.

Seguendole, Cassie vide che portavano alla porta sul retro, che era spalancata.

Salì i gradini silenziosamente, notando le impronte caratteristiche su ogni gradino di pietra.

Fece una pausa all’ingresso, in attesa, cercando di sentire qualunque rumore sospetto sopra il battito del suo cuore.

Non riusciva a sentire nulla provenire dall’interno, anche se le luci erano accese. Percepì un lieve odore di caffè. Forse quell’uomo era un fattorino che stava consegnando qualcosa, e il cuoco l’aveva fatto entrare. Ma dov’era allora, e perché non riusciva a sentire alcuna voce?

Cassie entrГІ in cucina in punta di piedi, ma non trovГІ nessuno.

Decise di andare a controllare le bambine e assicurarsi che stessero bene. Poi, quando era certa che fossero al sicuro, avrebbe svegliato la sig.ra Rossi e spiegato ciò che aveva visto. Poteva essere un falso allarme, ma meglio prevenire che curare, specialmente perchè l’uomo sembrava svanito nel nulla.

Era stata una visione talmente fugace che se non avesse visto le impronte, Cassie avrebbe pensato di essersi immaginata il personaggio furtivo.

Corse su per le scale e girГІ verso le camere delle bambine.

Prima di raggiungerle, si fermГІ nuovamente, portandosi la mano davanti alla bocca per sopprimere un urlo.

L’uomo era proprio lì – una figura magra vestita di scuro.

Era fuori dalla stanza della sig.ra Rossi, e stava raggiungendo la maniglia con la mano sinistra.

Cassie non riusciva a vedere la sua mano destra, perché era di fronte a lui, ma da quell’angolazione, era ovvio che avesse qualcosa in mano.




CAPITOLO OTTO


Avendo bisogno di un’arma, Cassie afferrò il primo oggetto che i suoi occhi in preda al panico riuscirono a scorgere – una statuetta di bronzo posta su un tavolino accanto alle scale.

Poi corse verso l’uomo. Lei avrebbe avuto il vantaggio della sorpresa, dato che lui non sarebbe stato in grado di girarsi in tempo. Lo avrebbe colpito con la statuetta, prima sulla testa e poi sulla mano destra, per disarmarlo.

Cassie fece un balzo in avanti. L’uomo si stava voltando – era la sua possibilità. La ragazza sollevò la sua arma improvvisata.

Poi, quando lui girò il volto verso di lei, si bloccò di scatto. Il suo grido di sorpresa fu soffocato dall’urlo scioccato dell’uomo.

L’uomo, basso e magro, stava reggendo una tazza di caffè d’asporto.

“Che diamine?” urlò.

Cassie abbassГІ la statuetta e lo fissГІ incredula.

“Stavi cercando di attaccarmi?” disse lui con tono arrogante. “Sei impazzita? Me lo hai quasi fatto cadere”.

Guardò il caffè, che era uscito attraverso il foro sul coperchio, ed era spruzzato sulla sua mano.  Alcune gocce erano cadute sul pavimento. L’uomo prese un fazzoletto di carta dalla tasca e si piegò per pulire.

Cassie dedusse che fosse appena trentenne. Sembrava molto ben curato. I suoi capelli castani erano sfumati alla perfezione, e portava una barba corta e in ordine. Cassie notГІ un accenno di accento australiano nella sua voce.

Raddrizzandosi, lui la osservГІ.

“Chi sei?”

“Sono Cassie Vale, la ragazza alla pari. Chi sei tu?”

Le sopracciglia dell’uomo si sollevarono.

“Da quando? Ieri non c’eri”.

“Mi hanno assunto ieri pomeriggio”.

“Ti ha assunto la Signora?”

L’uomo enfatizzò l’ultima parola, e fissò Cassie per qualche secondo, durante i quali lei si sentì sempre più a disagio. Annuì senza proferir verbo.

“Capisco. Beh, io sono Maurice Smithers, e sono l’assistente personale della sig.ra Rossi”.

Cassie rimase a bocca aperta. Il ragazzo non rispecchiava l’immagine di assistente personale che lei si era fatta.

“Perché sei entrato furtivamente in casa?”

Maurice sospirГІ.

“La serratura della porta d’ingresso si apre a fatica quando la temperatura è bassa. Fa un rumore terribile e non mi piace disturbare la famiglia quando arrivo presto. Perciò entro dal retro, è meno rumoroso”.

“E il caffè?”

Cassie fissò la tazza, ancora sorpresa dalla stranezza dell’aspetto dell’uomo e del suo presunto ruolo.

“È di una fabbrica artigianale che vi è in fondo alla strada. Il preferito della Signora. Gliene porto sempre una tazza quando abbiamo la nostra riunione mattutina”.

“Così presto?”

Anche se aveva un tono accusatorio, Cassie si sentiva in imbarazzo. Aveva creduto di far la parte dell’eroe, agendo nell’interesse della sig.ra Rossi e delle sue figlie. Ora si stava rendendo conto di aver commesso un grave errore, e di aver cominciato la sua relazione con Maurice col piede sbagliato. Come suo assistente personale, lui era certamente una figura influente nella vita della Signora.

Le prospettive di un futuro tirocinio sembravano improvvisamente meno certe. Cassie non riusciva a sopportare l’idea che il suo sogno potesse già essere compromesso per via delle sue azioni avventate.

“Oggi abbiamo una giornata davvero intensa. La sig.ra Rossi preferisce iniziare presto. Ora, se non ti spiace, vorrei consegnarle il caffè prima che diventi freddo”.

BussГІ rispettosamente alla porta, e questa fu aperta un attimo dopo.

“Buongiorno, Signora. Come sta questa mattina?”

La sig.ra Rossi era vestita e truccata di tutto punto. Oggi indossava un diverso paio di stivali; erano rosso ciliegia, con grosse fibbie argentate.

“Molto bene, grazie, Maurice”. Prese il caffè dalle sue mani.

Cassie comprese che i convenevoli italiani erano una formalitГ , prima che Maurice proseguisse la conversazione in inglese.

“Fa freddo fuori. Vuole che vada ad accendere il riscaldamento nel suo ufficio?”

Fino a quel momento, Cassie non aveva capito che Maurice potesse anche sorridere, ma ora il suo volto era teso in un sorriso adulatorio e lui era estremamente in agitazione per via del desiderio di accontentare la Signora.

“Non staremo qui a lungo. Sono certa che il riscaldamento va bene com’è. Portami il cappotto, per piacere”.

“Certo”.

Maurice prese il cappotto con il collo di pelliccia dall’appendiabiti in legno accanto alla porta della camera. Seguendo la Signora da vicino, cominciò a parlare in modo animato.

“Aspetti di sentire cosa abbiamo in serbo per la Settimana della Moda. Abbiamo avuto un incontro eccellente col team francese ieri. Ho registrato tutto, ovviamente, ma ho anche il verbale e il riassunto pronti”.

Cassie si rese conto che la sig.ra Rossi non le aveva detto una parola. Doveva averla vista lì in piedi, ma la sua attenzione era completamente rivolta a Maurice. Ora entrambi si stavano dirigendo verso l’ufficio in cui il giorno prima Cassie aveva sostenuto il suo colloquio.

Non pensava che la sig.ra Rossi la stesse deliberatamente ignorando – o almeno, sperava non fosse così. Sembrava più che fosse completamente distratta dal lavoro, con la sua totale attenzione alla giornata lavorativa che aveva di fronte.

“Ho il resoconto delle vendite della settimana passata, e i fornitori indonesiani hanno mandato una risposta”.

“Spero si tratti di buone notizie”, disse la sig.ra Rossi.

“Credo di sì. Chiedono informazioni aggiuntive, ma sembra positivo”.

Maurice stava praticamente adulando la sig.ra Rossi, e Cassie non capiva se lui la stesse ignorando senza farlo apposta o di proposito, forse per sottolineare la sua importanza nella vita della sig.ra rispetto a quella di Cassie.

Lei li seguì verso l’ufficio, rimanendo indietro di qualche passo, attendendo una pausa nella conversazione, per poter chiedere dei programmi delle bambine.

Dopo breve tempo le fu chiaro che non ci sarebbe stata alcuna pausa. Con le teste piegate sul portatile di Maurice, nessuno dei due la stava neanche guardando. Cassie fu certa, in quel momento, che Maurice la stesse ignorando di proposito. Dopo tutto, lui sapeva che lei era lì.

Pensò di interromperli, ma l’idea la rese nervosa. La loro concentrazione era elevata, e Cassie non voleva far arrabbiare la sig.ra Rossi, soprattutto dopo che la conversazione che aveva udito il giorno prima le aveva dimostrato quanta poca pazienza avesse la donna d’affari.

Cassie si era sentita al settimo cielo dopo essere stata assunta, lodata ed elogiata da questa donna influente. Questa mattina, era come se lei per la sig.ra Rossi non esistesse.

Voltandosi, si sentì scoraggiata ed insicura. Cercò di respingere i pensieri negativi, e di ricordarsi che il suo ruolo era quello di badare alle bambine, e non monopolizzare l’attenzione della sig.ra Rossi quando era impegnata. Sperava che Nina e Venetia sapessero quali fossero i loro impegni.

Quando Cassie andò nella stanza delle bambine, le trovò vuote. Entrambi i letti erano stati fatti alla perfezione e le camere erano in ordine. Ritenendo che fossero scese per fare colazione, Cassie si diresse verso la cucina, e fu sollevata nel trovarle lì.

“Buongiorno, Nina e Venetia”, disse.

“Buongiorno”, risposero educatamente.

Nina era seduta su una sedia, mentre Venetia, alle sue spalle, le legava un elastico intorno alla coda di cavallo. Cassie ritenne che Nina avesse appena fatto lo stesso per la sorella, perchГ© i capelli di Venetia erano giГ  ordinatamente legati.

Entrambe le bambine indossavano uniformi scolastiche rosa e bianche. Si erano preparate un toast e del succo di frutta, che erano posti sul bancone.

Cassie fu colpita nel vedere che sembravano comportarsi come una squadra. Da quanto aveva visto fino a quel momento, le bambine avevano una relazione armoniosa; non vi erano stati segnali di litigi o anche solo prese in giro. Cassie pensГІ che essendo di etГ  tanto simili, le due fossero piГ№ come gemelle che sorella maggiore e minore.

“Siete molto bene organizzate voi due”, disse Cassie in ammirazione. “Siete molto in gamba a badare a voi stesse. Posso prendervi qualcosa da mettere sul toast? Cosa mangiate di solito? Marmellata, formaggio, burro di arachidi?”

Cassie non era certa di cosa vi fosse in casa, ma pensГІ che questi fossero alimenti base a disposizione.

“A me piace con solo il burro”, disse Nina.

Cassie diede per scontato che Venetia dicesse la stessa cosa. Ma la piccola la guardò con interesse, come se stesse prendendo in considerazione i suoi suggerimenti. Poi disse, “Marmellata, per favore”.

“Marmellata? Nessun problema”.

Cassie aprì i vari pensili, fin quando non trovò quello con le creme spalmabili. Erano su una mensola in alto – troppo alta perché le bambine potessero raggiungerla.

“C’è marmellata di fragole e di fichi. Quale preferisci? Oppure c’è la Nutella”.

“Fragole, per favore”, disse Venetia educatamente.

“Non ci è permesso mangiare la Nutella”, spiegò Nina. “È solo per le occasioni speciali”.

Cassie annuì. “Ha senso, dato che è così buona”.

PassГІ la marmellata a Venetia e si sedette.

“Cosa dovete fare questa mattina? Sembrate pronte per andare a scuola. Vi devo accompagnare? A che ora inizia e sapete come arrivarci?”

Nina finì il suo boccone di toast.

“La scuola inizia alle otto, e oggi finiamo alle due e mezza perché abbiamo lezione di canto. Ma abbiamo un autista, Giuseppe, che ci porta e ci viene a prendere”.

“Oh”.

Cassie non riuscì a nascondere il proprio stupore. Questa famiglia era molto più organizzata di quanto si aspettasse. Si sentì come se il suo ruolo fosse superfluo, e fu preoccupata che la sig.ra Rossi si rendesse conto di poter fare a meno di lei, e potesse non aver bisogno della sua presenza per gli interi tre mesi dell’incarico. Doveva rendersi utile. Sperò che quando le bambine fossero tornate da scuola avessero dei compiti da fare, in cui lei avrebbe potuto aiutarle.

Rimuginando sulla strategia da adottare, Cassie si alzГІ per prepararsi un caffГЁ.

Quando si girГІ nuovamente, vide che le bambine avevano finito di fare colazione.

Nina stava infilando piatti e bicchieri nella lavastoviglie, e Venetia aveva trascinato uno degli sgabelli della cucina vicino ai pensili. Mentre Cassie guardava, vi salì sopra, e cercò di raggiungere più in alto che poteva per mettere la marmellata a posto.

“Non preoccuparti. Lo faccio io”.

Venetia sembrava tremolante sullo sgabello, e Cassie la raggiunse di fretta, prevedendo che sarebbe potuta finire in un disastro.

“Lo faccio io”.

Venetia strinse il barattolo di marmellata tra le mani, rifiutando di lasciare che Cassie lo prendesse.

“Non è un problema, Venetia, io sono più alta”.

“Devo farlo io”. La piccola sembrava emotiva. Inoltre, pareva volerlo disperatamente fare da sola.

Sulla punta dei piedi, con Cassie che le stava alle spalle pronta ad afferrarla in caso la sedia cadesse, Venetia rimise la marmellata a posto, spingendola con attenzione nell’esatto posto in cui si trovava in precedenza.

“Bravissima”, la congratulò Cassie.

Ritenne che questo comportamento fiero facesse parte del carattere e dell’educazione delle bambine. Le pareva un po’ insolito, ma in fondo lei non aveva mai lavorato per una famiglia d’alto rango come questa.

Rimase in piedi a fissare Venetia che riponeva lo sgabello nella sua esatta posizione. A quel punto, Nina aveva giГ  messo il burro in frigorifero e il pane nel cesto. La cucina aveva un aspetto immacolato, come se nessuno vi avesse mai fatto colazione.

“Giuseppe sarà qui tra poco”, Nina ricordò alla sorella. “Dobbiamo lavarci i denti”.

Le bambine uscirono dalla cucina e si diressero al piano di sopra, nelle loro stanze, con Cassie che le guardava meravigliata. Tornarono cinque minuti dopo, portando gli zaini e i cappotti, e uscirono.

Cassie le seguì all’esterno, ancora concentrata sulla questione della sicurezza, ma una Mercedes bianca si stava già avvicinando alla casa. Pochi attimi dopo, si fermò sul vialetto circolare, e le bimbe entrarono in macchina.

“Arrivederci”, disse Cassie, salutando con la mano, ma probabilmente non l’avevano sentita, perché nessuna delle bambine fece un cenno in risposta.

Quando Cassie rientrò, vide che anche la sig.ra Rossi e Maurice se n’erano andati. Sembrava non esserci nessun altro in servizio in quel momento.

Cassie era completamente sola.

“Non è quello che mi aspettavo”, si disse.

La casa era molto tranquilla, e trovarsi lì da sola era inquietante. Aveva pensato che avrebbe avuto molto più da fare, e che sarebbe stata più coinvolta con le bambine. Quel tipo di organizzazione pareva strano, come se effettivamente non avessero alcun bisogno di lei.

CercГІ di rassicurare se stessa, ricordandosi che erano i primi giorni, e che sarebbe dovuta essere grata per il tempo a disposizione per se stessa. Probabilmente si trattava della calma prima della tempesta, e quando le bambine fossero tornate da scuola, avrebbe dovuto correre ovunque.

Cassie decise di sfruttare il tempo libero per seguire la traccia che aveva ricevuto il giorno prima. L’inaspettata mattinata libera che si stava godendo in questo momento sarebbe potuta essere l’unica possibilità di scoprire dove fosse Jacqui.

Non aveva molto su cui basarsi. Il solo nome di un paese non era tanto.

Ma era tutto ciГІ che aveva, ed era decisa a farselo bastare.


*

Usando il Wi-Fi della casa, Cassie trascorse un’ora a scoprire di più sul paese in cui Jacqui viveva – o per lo meno dove lei, qualche settimana prima, aveva detto a Tim di vivere.

Il lato positivo era che Bellagio era un paese piccolo e non un luogo enorme. Un paese piccolo implicava pochi ostelli ed hotel, e c’era anche più possibilità che tutti conoscessero gli affari di tutti, e che ci si ricordasse di una bella donna americana.

Un altro vantaggio era il fatto che si trattasse di un luogo turistico – un luogo scenografico che si affacciava sul Lago di Como, offrendo viste meravigliose, e molti negozi e ristoranti.

Mentre faceva le sue ricerche, Cassie si chiese come potesse essere vivere in quel paese. Calmo, bellissimo, e colmo di turisti in piena estate. Immaginò Jacqui pernottare in uno dei piccoli hotel o in un appartamento in affitto – probabilmente uno piccolo, che si affacciava su una via di ciottoli, accessibile da una ripida scalinata in pietra, con un davanzale pieno di fiori colorati.

A Cassie servirono due ore per familiarizzare con quel luogo e fare un elenco di tutti gli ostelli e alberghi, dei numerosi Airbnb, e delle agenzie che affittavano appartamenti. Sapeva che probabilmente si era lasciata sfuggire qualche posto, ma sperГІ che la fortuna girasse a suo favore.

Poi fu il momento di iniziare a fare telefonate.

Cassie si sentì la gola secca. Stilare quell’elenco aveva fatto aumentare le sue speranze. Ogni nome e numero rappresentavano una nuova possibilità. Ora sapeva che le sue speranze sarebbero state nuovamente infrante, col diminuire dei posti in cui Jacqui poteva aver soggiornato.

Cassie compose il primo numero, quello di una pensione in centro.

“Buongiorno”, disse. “Sto cercando una donna di nome Jacqui Vale. È mia sorella; ho perso il telefono e non riesco a ricordare dove alloggia. Sono in Italia e vorrei incontrarla”.

Anche se non era la verità, Cassie ritenne che potesse essere un’ottima scusa per una telefonata. Non voleva imbarcarsi in una lunga storia complicata, perché temeva che il proprietario potesse divenire impaziente, o persino sospettoso.

“Potrebbe aver prenotato col nome di Jacqueline. Negli ultimi due mesi”.

“Jacqueline?” Ci fu un breve silenzio, e Cassie sentì il suo battito cardiaco accelerare.

Poi le sue speranze si infransero quando la donna disse, “Nessuno con quel nome ha pernottato qui”.

Cassie si rese conto che quello era un compito lungo e frustrante, che le stava prendendo molto piГ№ tempo del previsto. Alcuni alberghi si rifiutarono di aiutarla totalmente, per questioni di privacy. Altri erano occupati, quindi avrebbe dovuto trovare il tempo per richiamarli.

Fece passare tutte le opzioni della sua lista, finchГ© ebbe quasi raggiunto il fondo. Erano rimasti solo tre numeri, dopo i quali avrebbe dovuto ammettere la sconfitta.

Digitò il terzultimo numero, sentendosi frustrata, come se l’evasiva presenza di Jacqui la stesse prendendo in giro.

“Posso aiutarti?” chiese l’uomo dall’altro capo della linea.

Cassie aveva imparato che il significato di quella frase era “Posso aiutarti?”, ma l’uomo non sembrava molto disponibile. Sembrava impaziente e stressato, come se avesse avuto una brutta giornata. Cassie pensò che sarebbe stato di uno di quelli che le avrebbe detto che non poteva darle alcuna informazione perché erano dettagli confidenziali. Lo avrebbe detto solo per farla riattaccare, perché aveva dei clienti in attesa, o perché doveva uscire.

“Sto cercando Jacqui Vale. È mia sorella. Avevo in programma di incontrarla mentre sono in Italia, ma ieri mi hanno rubato il telefono e non mi ricordo dove dorme”.

Cassie aveva innalzato la drammaticitГ  della sua storia, sperando di ottenere piГ№ comprensione.

“Sto chiamando in giro per cercare di rintracciarla”.

Udì l’uomo digitare su una tastiera.

Poi Cassie quasi cadde dalla sedia quando l’uomo disse, “Sì, abbiamo avuto una Jacqui Vale qui con noi. È stata qui quasi due settimane, e poi si è trasferita, in un appartamento condiviso credo, perché lavorava qui vicino”.

Il cuore di Cassie ebbe un sussulto. Quest’uomo la conosceva – l’aveva vista, ci aveva parlato. Era una svolta incredibile nella sua ricerca.

“Mi ricordo ora, aveva un lavoro part-time nella boutique dietro l’angolo, da Mirabella. Volete il numero del negozio?”

“Ma è meraviglioso, non posso credere che riuscirò a trovarla”, disse enfaticamente Cassie. “Grazie mille, la prego mi dia il numero”.

L’uomo glielo cercò e lei se lo annotò. Si sentiva frastornata per l’emozione. La sua ricerca si era rivelata un successo. Aveva trovato il posto in cui sua sorella aveva lavorato di recente. C’era anche una possibilità che si trovasse ancora lì.

Con le mani tremanti, e a corto di fiato, Cassie digitò il numero che le aveva dato quell’uomo.

Rispose una donna italiana di mezza età, e Cassie fu un po’ delusa per il fatto che non avesse risposto Jacqui stessa, perché era ciò che lei si era immaginata.

“Cosa posso fare per lei?” chiese la donna, in un inglese con un forte accento, non appena capì che Cassie non era italiana.

“Sto parlando con Mirabella?”

“Sì”.

“Mirabella, mi chiamo Cassie Vale. Sto cercando di mettermi in contatto con mia sorella, Jacqui. Ho perso i contatti con lei un po’ di tempo fa, ma ho scoperto che ha lavorato per lei. Per caso è ancora lì? Se no, potrebbe farmi avere il suo numero?”

Ci fu una pausa.

Cassie si immaginò Mirabella che chiamava Jacqui al telefono, e fu delusa quando sentì la donna parlare nuovamente.

Parve sintetica, addolorata e professionale.

“Mi spiace, ma Jacqui Vale è morta”.

Ci fu uno scatto, e la telefonata fu disconnessa.




CAPITOLO NOVE


Cassie fece cadere il telefono. O meglio, le cadde dalle mani e sbattГ© sulla scrivania. Lei non se ne accorse neanche. Era paralizzata dallo shock brutale che quelle parole le avevano causato.

La proprietaria della boutique le aveva appena detto che Jacqui era morta.

Aveva pronunciato quelle parole con una decisione dura e schietta. Non vi era spazio per i dubbi e le incomprensioni, nessun dettaglio o spiegazione. Solo il fatto crudo e semplice, seguito da una disconnessione immediata.

Cassie sentì i singhiozzi formarsi dentro di lei, talmente profondi e viscerali che aveva paura di farli uscire, perché sapeva che il dolore e i sensi di colpa non potevano essere fermati.

Sua sorella non era piГ№ viva.

Cosa era successo? Cassie si sentì invadere dalla confusione quando si ricordò che Jacqui era viva solo qualche settimana prima. Sia Tim, il barista amichevole, che il proprietario dell’ostello a Bellagio lo avevano confermato.

Che fosse malata, e stesse soffrendo di una malattia incurabile? O si era trattata di una tragedia accidentale, rapida e inevitabile; il suo corpo straziato in un incidente d’auto o soffocato in una fuga di gas, o coinvolto in un furto o uno scippo?

Cassie si strinse la fronte. Le tempie le pulsavano per lo stress. Era così vicina. Era giunta a un soffio dal trovare sua sorella, solo per scoprire che se ne era andata per sempre.

“Oh, Jacqui”, bisbigliò. “Mi dispiace. Ci ho provato, davvero”.

Lo shock di quelle parole la colpirono e poi seguì il dolore, e Cassie si ritrovò a piangere incontrollatamente.

Seppellì la testa tra le mani, e per un lungo momento, tutto ciò che riuscì a fare fu sopportare il dolore mentre piangeva. La perdita sembrava insopportabile. L’agonia che provava era come quella di una ferita di coltello. Le parole della donna le avevano riaperto ferite interiori tali da farle pensare che non sarebbe mai stata in grado di guarire.

SembrГІ essere passato molto tempo prima che Cassie sollevasse nuovamente la testa. Si sentiva debole ed esausta, e al momento non aveva altre lacrime da versare.

Andò in bagno, si sciacquò la faccia con dell’acqua e si strofinò gli occhi. Osservando il suo riflesso con gli occhi gonfi, si rese conto di aver superato lo stadio di sconvolta accettazione. Ora, la sua mente era piena di domande.

Da quanto era morta? C’è stato un funerale, Jacqui era stata seppellita? Chi si era occupato delle cose durante quel tragico evento?

Un’altra importante domanda – perché Mirabella aveva riattaccato subito dopo averle dato quella devastante notizia? Perché non era rimasta in linea per parlare con Cassie, e spiegarle cosa era successo? Dopo tutto, si era presentata come la sorella di Jacqui.

Mirabella sapeva che stava parlando con un familiare.

Ora che Cassie stava ricominciando a pensare chiaramente, non poteva trovare una ragione valida per il comportamento di Mirabella. Era stato irrazionale, disorientato, e anche estremamente crudele.

Con un’ondata di spavento, Cassie si domandò se non ricordasse male la conversazione.

E se la donna avesse effettivamente spiegato cosa fosse successo a sua sorella, e per via dello stress del momento, Cassie avesse subito un vuoto di memoria e si fosse dimenticata cosa le era stato detto?

Quel pensiero le fece sudare i palmi della mani, perchГ© Cassie sapeva che era possibile, le era successo prima, e solitamente era un evento causato da forte stress.

Il genere di stress che una persona potrebbe subire se le venisse detto che sua sorella era morta.

C’era solo un modo per scoprirlo. Avrebbe dovuto richiamare Mirabella e chiederle ulteriori dettagli sulla morte di sua sorella.

Riprese in mano il telefono, sentendosi male per il timore, e digitГІ il numero.

Con sua confusione, Mirabella non rispose. La chiamata non passГІ neanche alla segreteria telefonica, il telefono continuГІ solamente a squillare.

Cassie terminГІ la chiamata, chiedendosi se vi fosse stato un problema di linea. Mentre compose nuovamente il numero, fece del suo meglio per raccogliere i pensieri.

Non stava impazzendo. Era sicura di non ricordare male la conversazione. Ed era convinta che sua sorella non poteva essere morta. Non in così breve tempo, quando stava bene così di recente.

Forse Mirabella era stufa di dover rispondere a gente che chiedeva di Jacqui, forse lei aveva un ex fidanzato che stava tirando tutti scemi, o magari se ne era andata in malo modo, e in uno scatto d’ira Mirabella aveva deciso di dire una cosa terribile.

Ciò diede a Cassie un barlume di speranza, ma l’unico problema era che non poteva confermarlo. Il telefono continuò nuovamente a suonare senza risposta, e poi il rumore e lo sfregare della porta d’ingresso che si apriva le dissero che le bambine erano a casa.

Dopo una mattinata da sola, e la scioccante scoperta che doveva gestire, era felice di vedere Nina e Venetia. Era grata per la loro compagnia, che le forniva una distrazione dai suoi pensieri agitati.

“Avete passato una bella giornata a scuola?” chiese.

Le bambine sembravano curate e in ordine come quando erano uscite di casa. Cassie aveva dei vaghi ricordi dei suoi giorni di scuola, quando tornava a casa in uno stato di disordine, senza laccio dei capelli o con la borsa rotta o senza giacca.

“Io ho avuto una buona giornata”, disse educatamente Nina.

Venetia fu piГ№ loquace.

“Ho fatto una verifica di matematica e sono stata la più brava della classe”, disse, e questo invogliò Nina a parlare di nuovo.

“Domani abbiamo una gara di spelling. Non vedo l’ora, perché la scorsa volta la mia squadra ha vinto”.

“Bravissima per la tua verifica di matematica, Venetia; e Nina, sono certa che sarete bravissimi. Posso aiutarti a fare pratica dopo, se ti va. Ora, avete pranzato entrambe?”

“Sì”, rispose Nina.

“Allora perché non andate a togliervi la divisa e mettervi qualcosa di più comodo? E poi vogliamo trovare qualcosa di divertente da fare per un po’, prima che faccia buio?”

Le ragazze si scambiarono uno sguardo. Era una cosa che facevano spesso, aveva notato Cassie, come se dovessero controllare l’una con l’altra prima di dire di sì”.

“Va bene”, disse Nina.

Mentre le ragazze salivano di sopra per cambiarsi, Cassie si sentì perplessa per il loro comportamento estremamente formale. Si era aspettata che a quel punto fossero rilassate abbastanza da far uscire le loro vere personalità. Era come se le bambine la tenessero a distanza, ed era preoccupata che fossero contrarie alla sua presenza, anche se non sapeva perché.

Ciò rendeva anche difficile interagire con loro; era come se fossero due piccoli robot perfettamente ubbidienti. L’unica conversazione reale che avevano offerto fino a quel momento era riguardo alla scuola.

C’era solo una persona che avrebbe potuto cambiare la situazione, ed era lei. Senza dubbio queste bambine non erano abituate a stare con persone ordinarie, che non erano specialisti super intelligenti o imprenditori, ma lei poteva solo essere se stessa.

Le era passata per la testa l’idea di aiutarle con i compiti, ma si trattava di un’attività noiosa, e in ogni caso le bambine sembravano preferire fare le loro cose da sole e in autonomia.

Cassie pensГІ di giocare con loro a un vero gioco. Era quello che sembrava mancare nella loro vita troppo seria e senza pause. Certo erano brillanti e destinate al successo, ma avevano ancora solo otto e nove anni, e avevano bisogno di giocare.

Contenta per aver pensato ad un’attività che sarebbe loro piaciuta, dove anche lei avrebbe potuto contribuire con la propria energia ed immaginazione, si diresse al piano di sopra per indossare la giacca.

“Sembra che potrebbe piovere tra poco, ma per ora regge, perciò vi va di uscire a giocare in giardino?” chiese a Nina.

Nina la guardГІ educatamente.

“Di solito non lo facciamo”, disse.

Cassie si sentì il cuore sprofondare. Queste bambine la stavano respingendo.

Venetia apparve sulla porta della camera di Nina.

“Io vorrei giocare”, disse.

Cassie vide che sulla mensola sopra la libreria di Nina vi erano alcuni giocattoli. Erano troppo in alto perché le bambine potessero raggiungerli, ma c’era una bellissima bambola che sembrava un costosissimo articolo da collezione, un puzzle in una scatola chiusa e una morbida palla colorata.

“Vogliamo uscire a giocare a passaggi?” suggerì, afferrando il pallone.

Di nuovo, le bimbe si scambiarono uno sguardo, come per prendere una decisione.

“Non abbiamo il permesso di giocare con quei giochi”, disse Nina.

Presa dalla frustrazione del momento, per poco Cassie non perse la pazienza e gridГІ alle bambine. Si sentiva emotivamente distrutta dopo la scoperta della morte di Jacqui, e stava iniziando a percepire questo ostruzionismo come un attacco personale.

Sul punto di esplodere, riuscì ad afferrare l’ultimo scampolo di autocontrollo.

“Ok”, disse, riempiendo la voce di finta allegria il più possibile. “Non avete il permesso di usare quei giochi, ma volete comunque giocare a qualcosa?”




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